
A maggio 2025, il prezzo del riso in Giappone è più che raddoppiato rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, con un incremento record del 101,7%, il più alto da oltre mezzo secolo. Già a marzo e aprile si erano registrati rincari superiori al 90%. Per cercare di contenere la spirale inflattiva, il governo ha deciso di attingere alle scorte d’emergenza, liberando oltre 210mila tonnellate di riso dai depositi strategici. Ma il tentativo si è rivelato insufficiente.
Inflazione e Pil in bilico: la tempesta perfetta
Il rincaro del riso ha avuto un effetto diretto sull’inflazione, che a maggio ha toccato il 3,7%, massimo da gennaio 2023. Parallelamente, il Pil è calato dello 0,2% nel primo trimestre. Il riso, alimento base per la popolazione, pesa per circa il 50% sull’inflazione di fondo: un impatto enorme, che rende il problema ancora più urgente per le autorità monetarie.
Il clima devasta i raccolti: razionamenti nei supermercati
Le cause? Una crisi climatica senza precedenti. Le estati sempre più torride stanno distruggendo le piantagioni di koshihikari, la varietà di riso più pregiata, ma anche la più sensibile al calore. Nella prefettura di Niigata, cuore della risicoltura giapponese, nel 2024 meno del 5% del raccolto ha ottenuto il bollino di qualità (contro l’80% abituale). I supermercati hanno persino iniziato a razionare il riso, come denunciato dal New York Times.
Le nuove varietà e il freno delle politiche agricole
Gli agronomi stanno puntando su varietà più resistenti come la shinnosuke, ma il problema non è solo climatico. A pesare sono anche le politiche agricole anacronistiche: da oltre cinquant’anni, lo Stato paga gli agricoltori per non produrre troppo riso, con il sistema del gentan. Un paradosso che costa miliardi e alimenta le tensioni con le imprese agricole.
La rivolta degli agricoltori e il caso Koizumi
Il 30 marzo, oltre 4.000 coltivatori sono scesi in piazza a Tokyo, esasperati dalle restrizioni governative. A maggio, il ministro dell’agricoltura Taku Eto si è dimesso dopo un commento controverso sul riso ricevuto “gratis” dai suoi sostenitori. Gli è subentrato Shinjiro Koizumi, che ha subito promesso riforme, vietando la rivendita speculativa del riso e rilasciando altre 300mila tonnellate dalle riserve.
Il riso al centro della campagna elettorale
Con le elezioni per la camera alta previste a luglio, il tema agricolo è diventato politicamente esplosivo. La lobby dei risicoltori resta potentissima, ma nelle grandi città cresce la rabbia dei consumatori. Il primo ministro Shigeru Ishiba e il Partito Liberaldemocratico dovranno mediare tra due fuochi.
Aprire ai mercati: la fine dell’autarchia?
Il Giappone produce internamente il 99% del riso che consuma e impone dazi salatissimi (fino a 341 yen/kg) su tutte le importazioni eccedenti la quota annuale. Ma questo modello protezionista appare sempre più vulnerabile agli shock esterni. Koizumi ha lanciato un segnale chiaro: “Non ci sono vacche sacre in agricoltura”.
Verso un nuovo modello agricolo?
Il Giappone è a un bivio: continuare a sostenere un sistema agricolo chiuso e fragile o riformarlo profondamente per adattarlo alle nuove sfide del clima e del commercio globale. Il riso, simbolo identitario della cultura giapponese, è oggi anche il banco di prova per il futuro dell’intero paese.