Bank of England: “Cari britannici, rassegnatevi ad essere più poveri”

Le parole del capo economista della Banca centrale sono un caso. Ma non si tratta di una gaffe

Bank of England: “Cari britannici, rassegnatevi ad essere più poveri”

“Cari britannici, rassegnatevi a essere più poveri”. Scatenano un putiferio le parole dure di Huw Pill, capo economista della Banca centrale britannica (Bank of England, BoE), in un podcast per la Columbia University in cui invita i connazionali a rassegnarsi a un tenore di vita più basso degli ultimi anni, o peggio a una decadenza, nello specifico a causa dell’inflazione galoppante e della crisi energetica derivante (principalmente) dall’aggressione russa in Ucraina.

Il messaggio di Pill è basato sull’idea che è sbagliato in queste fasi (critiche dell’economia) chiedere aumenti retributivi significativi perché rischiano di attivare una pericolosa spirale prezzi-salari. Ma il capo economista sembra ignorare come anche nel Regno Unito a tenere alto l’indice dei prezzi al consumo non sono le pressioni provenienti dalla richieste di aumenti salariali, ma sono piuttosto le imprese a tenere i prezzi artificiosamente elevati allo scopo di gonfiare i propri margini. Una circostanza quest’ultima (che non riguarda soltanto la Gran Bretagna) confermata recentemente anche dal Fondo Monetario Internazionale e persino dalla Banca Centrale Europea.

L’inflazione nel Regno Unito è ancora al di sopra del 10 per cento, mentre gli aumenti salariali viaggiano mediamente tra il 5 e il 6 per cento. Di fronte a questi dati appare difficile sostenere che i prezzi siano spinti dagli stipendi. Ecco allora che l’incremento dei tassi di interesse in una situazione come questa può avere un qualche effetto solo se si traduce in un aumento della disoccupazione. Con più persone alla ricerca di un’occupazione – così recita la teoria economica - le richieste di aumenti inevitabilmente si riducono. E i prezzi tendono indirettamente a diminuire. Ma si tratta, qualora funzioni, di una logica perversa che vede un solo perdente: il lavoro.

Piuttosto la Bank of England farebbe bene a riflettere bene su ciò che fa: l’arma dell’aumento dei tassi di interesse in questo caso sembra sparare in realtà a salve. D’altronde, i profitti record delle compagnie di combustibili fossili sono noti. Prendiamo dunque un altro esempio. Una ricerca del sindacato Unite evidenzia che i profitti delle quattro più grandi aziende agroalimentari a livello globale, tra cui Cargill e ADM, sono aumentati del 255% dal 2019 al 2021. Incrementi che poi si sono innestati lungo la catena di approvvigionamento. I tre grandi supermercati del Regno Unito - Asda, Tesco e Sainsbury - hanno raddoppiato i loro profitti nello stesso periodo di tempo. Gli otto maggiori produttori alimentari del Regno Unito hanno visto i loro profitti salire del 21%. 

Non sarebbe forse il caso che, soprattutto in questa fase, la Bank of England (insieme alle altre banche centrali soprattutto occidentali) la smettesse di pensare di domare l’inflazione attraverso la fallace leva dei tassi di interesse e si concentrasse piuttosto sulla stabilità finanziaria? Nel frattempo, il rallentamento dell’economia del Regno Unito prosegue inesorabile (come dimostra il sorpasso al quinto posto della classifica delle principali economie al mondo subito da un ex colonia, l’India), e da ben prima della pandemia e della guerra in Ucraina.

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