L’accordo tra Fmi e Argentina sancisce la fine delle illusioni

Gli Stati Uniti speravano che Buenos Aires diventasse un modello per tutta la regione, mentre il presidente argentino Alberto Fernández puntava a ottenere dal Fondo monetario internazionale concessioni rivoluzionarie. Ma così non è stato. L’intesa conferma la condizione di dipendenza del paese sudamericano e lascia la porta aperta a Russia e Cina.

Accordo Fmi-Argentina, fine delle illusioni

Il governo dell’Argentina e il Fondo Monetario Internazionale hanno raggiunto il 4 marzo un accordo per la ristrutturazione del debito da 44,5 miliardi di dollari contratto nel 2018 dal paese sudamericano e definito “una spada di Damocle” dal presidente Alberto Fernández.

L’Fmi stanzierà gli aiuti necessari a pagare entro le scadenze in cambio di alcuni interventi sui conti argentini volti a rafforzare le riserve per coprire il programma in futuro. In concreto, l’intesa congela i pagamenti da parte del paese sudamericano per quattro anni e prevede varie rate tra il 2026 e il 2034. L’Argentina dovrà ridurre gradualmente il rapporto deficit/Pil fino ad arrivare allo 0,9% nel 2024 (dall’attuale 3%), aumentare i tassi d’interesse, riformare il sistema di sussidi all’energia e incrementare le entrate fiscali. Il Fondo nei prossimi due anni e mezzo realizzerà delle revisioni trimestrali da cui dipenderà l’approvazione delle tranche di aiuti successivi.

Gli Stati Uniti hanno a lungo sperato che Buenos Aires diventasse un modello per tutta la regione, mentre Fernández puntava sul fatto di ottenere dal Fondo concessioni rivoluzionarie. Entrambe le speranze sembrano ora definitivamente tramontate. L’intesa con l’Fmi conferma, infatti, la condizione di dipendenza del paese sudamericano e lascia la porta aperta a Russia e Cina.

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