
Negli ultimi dieci anni l’Unione Europea ha compiuto passi significativi nell’investimento su ricerca e innovazione. Secondo i dati Eurostat, il numero di ricercatori è passato da 1,48 milioni nel 2013 a 2,15 milioni nel 2023, con un incremento del 45,3%. Un segnale chiaro dell’impegno europeo verso un'economia della conoscenza.
Germania guida il gruppo, Italia quarta
Nel 2023, la Germania si è confermata leader europeo con 498.000 ricercatori, seguita da Francia (346.000), Spagna (175.000) e Italia (170.000). Il nostro Paese tiene il passo ma resta ai margini del podio, evidenziando ampi margini di miglioramento nel rafforzamento del capitale umano in ricerca.
I campioni della crescita: Belgio, Svezia, Ungheria e Cipro
In termini percentuali, i balzi in avanti più significativi si sono registrati in Belgio, Svezia, Ungheria e Cipro, dove il numero di ricercatori è aumentato di oltre il 70% rispetto al 2013. Un segnale importante di rinnovata fiducia nelle politiche per l’innovazione scientifica.
Cina e Usa: la vera sfida arriva da fuori l’Europa
Fuori dai confini UE, la crescita è ancora più marcata. La Cina ha registrato un autentico boom, con un +77,7% in dieci anni e ben 3 milioni di ricercatori nel 2023. Gli Stati Uniti, invece, sono passati a 1,6 milioni, con un aumento del 38,1%. I due colossi si confermano protagonisti globali nella competizione tecnologica.
Perché i ricercatori contano: l’economia della conoscenza
Dietro ai numeri, c’è una sfida strategica. I ricercatori sono la linfa vitale di un'economia moderna: producono innovazione, favoriscono la crescita economica e determinano la competitività internazionale. Le statistiche sul personale scientifico e tecnologico aiutano a capire dove – e come – si costruisce il futuro.