Le tecnologie ridisegnano i rapporti di forza tra i paesi

L’Europa rincorre Usa e Cina

Le tecnologie ridisegnano i rapporti di forza tra i paesi

La tecnologia cambia la nostra quotidianità, ma anche i rapporti di forza tra i paesi. Chi non partecipa alla corsa corre il rischio di finire declassato, o persino ‘vassallizzato’, da chi ha fatto la scelta giusta.

Un caso recente è quello della rapida ascesa delle auto elettriche e della produzione di batterie. La Cina ha agito in anticipo investendo in maniera massiccia, tanto che oggi produce l’80% delle batterie del mondo.

La situazione, però, sta cambiando, e la mappa mondiale delle batterie si evolve rapidamente. Alla fine di dicembre la Svezia ha inaugurato la sua prima ‘gigafactory’ d’Europa per la produzione di batterie, situata 800 chilometri a nord di Stoccolma e gestita dalla società Northvolt, fondata nel 2016 da ex dipendenti di Tesla.

In tutto il continente, per colmare il ritardo, vengono portati avanti decine di progetti di fabbriche di batterie con il sostegno della Commissione europea. Bruxelles ritiene che l’Europa sarà autosufficiente nel 2025.

Ma la dipendenza dalla Cina è a monte, perché i minerali utilizzati sono ancora in gran parte controllati dalle aziende cinesi. La metà del cobalto mondiale contenuto nelle batterie proviene dalla Repubblica Democratica del Congo, dove la seconda economia al mondo è molto attiva (spesso con pratiche discutibili). L’Europa si è svegliata tardi e cerca di sviluppare nuovi approcci, ma Pechino ha dato prova di saper anticipare e investire quando gli altri dormono.

Un altro settore, ancora più selettivo, è quello dell’informatica quantistica, che permette di realizzare a velocità accelerata operazioni insolvibili per i computer attuali. Il rapporto è di tre minuti contro diecimila anni, per dare un’idea del cambiamento di paradigma. In questo caso statunitensi e cinesi fanno corsa di testa, mentre gli europei, ancora una volta, cercano di colmare il divario.

La Francia ha inaugurato il 4 gennaio una piattaforma nazionale di calcolo quantistico che sarà a disposizione dell’esercito, dell’industria e della ricerca. È il primo frutto di un investimento da 1,8 miliardi di euro annunciato all’inizio dell’anno, un’inezia rispetto al budget di Washington e Pechino e appena sufficiente per restare in gara.

Il quantistico e le altre tecnologie di rottura come l’intelligenza artificiale ridisegnano la mappa dei rapporti di forze mondiali del ventunesimo secolo e di conseguenza anche la definizione delle leggi, il settore dell’impiego e le dipendenze di domani.

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