Addio utilitaria, benvenuto SUV: come (e perché) l’auto popolare è scomparsa

Le citycar crescono di dimensioni e di prezzo. L’era delle piccole auto economiche sembra finita: ecco come la transizione ecologica, la crisi industriale e i nuovi stili di vita stanno ridisegnando il volto dell’automobile

Addio utilitaria, benvenuto SUV: come (e perché) l’auto popolare è scompars

Una volta simbolo del boom economico, oggi l’utilitaria è quasi introvabile. Le auto piccole e accessibili, come la storica Panda, sono sempre più rare. I modelli crescono in lunghezza, larghezza e prezzo. Secondo Transport & Environment, le auto guadagnano un centimetro di larghezza ogni due anni. E quelle che oggi chiamiamo "compatte" sono grandi quanto una berlina di lusso degli anni ’80.

Auto sempre più grandi, strade sempre più strette

Nel 2025 la larghezza media supera i 180 cm, soglia critica per i parcheggi cittadini. I SUV, ormai dominanti anche tra le citycar, invadono le strade, tolgono spazio ai pedoni e aumentano i rischi per ciclisti e passanti. Più dimensioni significa anche più peso, consumo energetico e inquinamento – perfino nelle versioni elettriche.

Prezzi fuori controllo, italiani costretti all’usato

Nel 2019 un’auto nuova costava in media 19.000 euro. Oggi siamo a 30.000. Risultato: si compra meno, si ripiega sull’usato – più vecchio, inquinante e pericoloso. Chi cercava un’auto piccola ed economica oggi trova solo SUV “compatti” da 25.000 euro in su. L’auto, un tempo bene popolare, è tornata oggetto di élite.

Crisi industriale, pochi investimenti, scelte sbagliate

Il crollo della produzione in Italia (-34,7% secondo Confindustria) è solo in parte colpa della transizione ecologica. Le case auto – in primis Stellantis – hanno tagliato investimenti e occupazione, puntando su modelli di alta gamma. Le nuove elettriche italiane? Maserati, Alfa Romeo, DS: tutte sopra i 60.000 euro. E le più accessibili, come la nuova Panda, nemmeno sono prodotte in Italia.

L’Europa insegue la Cina, ma resta indietro

Nel 2025, il mercato cinese supererà Europa e USA messi insieme. Mentre Pechino investe sulle minicar elettriche, l’Europa si concentra su regole e obiettivi green, trascurando il mercato dell’usato e i bisogni delle famiglie. Risultato: auto fuori mercato e stabilimenti a rischio chiusura. Intanto, i colossi asiatici avanzano.

Stili di vita cambiati, consumi più esigenti

Non è solo colpa delle aziende. Con l’aumento del reddito, anche le esigenze dei consumatori cambiano. L’auto è ancora un simbolo sociale – e molti vogliono modelli più grandi, comodi e accessoriati. Come per la casa: se si può, si punta in alto. Ma questo lascia fuori una fetta crescente della popolazione.

L’auto specchio della società: standardizzata e diseguale

La fine dell’utilitaria è il segno di un’epoca. Oggi le auto si somigliano tutte, appiattite da regole e piattaforme produttive unificate. Il design è sacrificato all’efficienza, e la varietà alla standardizzazione. Come dice Lorenza Bravetta, direttrice del Mauto, “è un’epoca di dismisura e omologazione. Le auto ne sono lo specchio perfetto”.

La mobilità è (ancora) una questione politica

Serve un cambio di passo. La transizione ecologica non può essere usata come capro espiatorio. Deve essere democratica, inclusiva, costruita con i lavoratori. Altrimenti produrremo solo auto che quasi nessuno può permettersi. E perderemo un altro pezzo di industria, di cultura e di futuro.

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