
Dopo oltre cinque anni di sospensione, India e Cina riaprono le rotte aeree dirette. Una decisione storica, annunciata congiuntamente dai due governi, che segna un nuovo capitolo nei rapporti tra i giganti asiatici. A partire da fine ottobre, i passeggeri potranno volare senza scali tra i due Paesi più popolosi del pianeta — un collegamento interrotto nel 2020 e rimasto simbolo di una frattura geopolitica e commerciale.
Dalla crisi alla distensione
La sospensione dei voli diretti, ufficialmente dovuta alla pandemia, era in realtà il riflesso delle tensioni al confine himalayano tra Nuova Delhi e Pechino. Ora, il ripristino dei collegamenti rappresenta un segnale di “cauta normalizzazione” e apre la strada a nuove intese diplomatiche e commerciali. Secondo osservatori internazionali, si tratta di un gesto simbolico ma concreto verso la cooperazione, anche economica.
IndiGo rompe il ghiaccio
La compagnia low cost indiana IndiGo sarà la prima a tornare in pista: dal 26 ottobre decolleranno i voli giornalieri da Nuova Delhi e Calcutta verso Guangzhou, operati con Airbus A320neo. La società ha annunciato l’intenzione di ampliare la rete nei prossimi mesi, riattivando gradualmente altre tratte tra i due Paesi.
I numeri del mercato prima (e dopo) lo stop
Nel 2019, prima del Covid, India e Cina contavano oltre 5.000 voli l’anno, per circa 1,2 milioni di passeggeri e un valore di mercato di 315 milioni di dollari. Dopo la chiusura, nel 2024 sono stati registrati circa 570 mila viaggiatori, tutti costretti a fare scalo in Paesi terzi, con un giro d’affari dimezzato.
Due economie che muovono il mondo
La riapertura dei cieli tra India e Cina non è solo un fatto logistico: è un segnale di riavvicinamento tra due economie che insieme rappresentano quasi la metà della popolazione globale e il 25% del PIL mondiale. Un volo diretto, oggi, vale molto più di un biglietto: è un messaggio politico che guarda a una nuova stagione di equilibrio asiatico.