Ora c’è una spiegazione al caso sollevato nei giorni scorsi da Bloomberg. In Italia, il balzo dell’export di marzo, che vede la Cina come protagonista, è correlato ad una produzione continuativa, per quanto straordinaria. Nelle rilevazioni mensili il made in Italy verso Pechino è in assoluto il più brillante, con una crescita delle vendite del 23 per cento a marzo che porta il bilancio del primo trimestre a oltre 7 miliardi, che in termini relativi si traduce in un progresso del 92,5 per cento.
A cosa è dovuto il boom? È legato ai farmaci e ha una spiegazione univoca, la stessa che ha spinto Ascoli Piceno a diventare la prima provincia italiana per export di questo settore nel 2022. Un salto in avanti legato all’impianto di Pfizer, che dallo scorso anno ha iniziato a produrre per tutto il mondo Paxlovid, compressa anti-Covid dal prezzo unitario di svariate centinaia di euro.
Così, se fino al 2021 Ascoli si posizionava al settimo posto tra le province esportatrici di farmaceutica, l’anno scorso è salita al vertice, aggiungendo in un solo anno quasi otto miliardi di vendite e moltiplicando per sei il dato precedente.
Nei primi tre mesi del 2023 la produzione marchigiana di Paxlovid è proseguita, arrivando a sei milioni di confezioni, di cui cinque dirette proprio in Cina. Così, se nei primi tre mesi del 2022 l’export settoriale di farmaci verso Pechino valeva 249 milioni di euro, poco meno del 7 per cento del nostro export totale verso il paese, tra gennaio e marzo del 2023 il valore si è moltiplicato di 15 volte arrivando a 3,7 miliardi.
Numeri che consentono ad Ascoli, per la prima volta nella sua storia, di comparire tra le prime 20 province esportatrici.
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