
“I dazi stabili al 10% non sono certo auspicabili. Per le nostre aziende anche un 1% è troppo. Il fatto è che ci siamo abituati a sentire cifre sballate, 20, 30, persino 40 o 50%, al punto che un 10% può suonare accettabile. Ma non è così”. Ad affermarlo, al Corriere della Sera, è il neo-presidente di Federmeccanica Simone Bettini.
“Qui - aggiunge - si dimentica che non finisce tutto con le mancate esportazioni negli Stati Uniti. C’è anche l’effetto ‘in seconda battuta’. Non solo sarà difficile esportare negli Usa, ma lo sarà anche in Francia o in Germania, perché i capi filiera che ci danno il lavoro a loro volta esportano negli Stati Uniti”. In effetti, la locomotiva europea è il primo partner commerciale per l’Italia. “E così i dazi non li subiremo solo in modo diretto ma anche di rimbalzo”.
Inoltre “quando si fa riferimento ai dazi si parla spesso di prodotti di lusso, la cui domanda è meno sensibile al prezzo. La realtà è un po’ diversa. La gran parte dei prodotti che l’Italia esporta anche negli Stati Uniti sono legati all’industria e non all’alimentare. E solo una piccola quota parte è di lusso”.
La metalmeccanica viene colpita? “Molto - risponde -. Verso gli Stati Uniti nei primi tre mesi dell’anno abbiamo esportato beni per 8 miliardi. Si tratta del secondo Paese dopo la Germania, a quota 10,1 miliardi. In percentuale, possiamo dire che negli Usa va l’11,5% del nostro export, superato solo dal14,5% della Germania”.
Poi chiude chiosando: “Il peggio deve venire, purtroppo. Se si parla di automotive, poi, bisogna tenere conto che in quel caso i dazi sono ben più alti, al 25%”.