
Il cancelliere tedesco Friedrich Merz parla di “danni enormi”. Per il premier francese Bayrou è una “giornata buia”. Berlino salva l’auto, ma acciaio e alluminio restano penalizzati. Parigi denuncia un “atto di sottomissione” verso Washington. La delusione contagia Madrid, Varsavia e Bruxelles. A poche ore dall’intesa Ue-Usa sui dazi, le reazioni delle prime due economie europee sono chiaramente negative.
Von der Leyen sotto attacco
La presidente della Commissione è nel mirino: criticata da sinistra e destra, accusata di aver concesso troppo a Trump in cambio di stabilità apparente. Promessi 750 miliardi di acquisti energetici Usa e 600 miliardi di investimenti europei oltreoceano.
Il prezzo geopolitico
Il contesto è quello della guerra in Ucraina e della crescente dipendenza europea dagli Usa per difesa e forniture. L’Europa cede sui dazi, sperando di trattenere l’impegno statunitense sul fronte orientale. Ma la moneta debole e le rinunce normative (su ambiente, lavoro e clima) aggravano il conto.
Parlamento europeo in frantumi
Socialisti, verdi e liberali attaccano il patto: “Asimmetrico e opaco”. I sovranisti, invece, si dividono: alcuni tacciono per non irritare Trump. Il Partito popolare europeo lo difende, ma la maggioranza che sostiene von der Leyen scricchiola visibilmente.
Ue in difesa, Italia cauta
Roma, secondo esportatore europeo, mantiene un profilo basso. Niente web tax, nessuna esclusione delle big tech Usa dai mercati pubblici. E la Cina osserva soddisfatta: “Nessun danno per noi”.
Fine dell’incertezza o nuovo caos?
Trump celebra “il più grande deal mai fatto”, ma mancano dettagli chiave su farmaci, alcol e semiconduttori. I precedenti con Giappone e Vietnam insegnano che senza un testo scritto la fiducia vale poco. Intanto, la Brexit sembra pagare: Londra ha strappato un 10%, contro il 15% europeo.