
Il G20 arriva per la prima volta in Africa, ma il debutto è segnato da assenze clamorose. USA, Cina e Russia lasciano vuota la loro sedia. Argentina, Messico e Arabia Saudita seguono a ruota.
Risultato: solo 13 leader presenti, il numero più basso nella storia del formato.
Un G20 trasformato in un “vertice europeo sull’Ucraina”
Arrivati dall’altra parte del mondo, i leader europei dedicano il loro tempo quasi esclusivamente alla guerra in Ucraina. Di fatto, a Johannesburg si svolge un mini-vertice europeo, mentre l’agenda G20 – energia, commercio, sviluppo – resta sullo sfondo.
Il boicottaggio USA: accuse al Sudafrica
La Casa Bianca non partecipa: Trump accusa il governo sudafricano di discriminazioni verso i contadini bianchi e definisce “una vergogna” lo svolgimento del G20 in Sudafrica. Pretoria respinge tutto come “infondato”.
Un G20 che perde peso?
Senza USA né Cina è difficile fare progressi reali, non solo in Ucraina ma anche sul processo di pace in Medio Oriente e sulle dispute commerciali globali.
Il vertice rivela l’interrogativo di fondo: ha ancora senso il G20 se i grandi preferiscono restare a casa?
Una dichiarazione finale… nonostante tutto
Alla fine, i 13 leader rimasti approvano un documento congiunto che include: obiettivo di triplicare le rinnovabili; allarme sul raddoppio del debito dei Paesi più poveri; richiesta di aumentare la lavorazione delle materie prime nei paesi di origine. Risultato simbolico, ma non trascurabile vista l’evoluzione della situazione (soprattutto in Ucraina).


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