
Il sigillo sull’accordo di libero scambio tra Unione europea e Mercosur non arriverà prima del 2026. Ursula von der Leyen ha comunicato ai leader Ue il rinvio a gennaio della firma, inizialmente prevista per il 20 dicembre, accogliendo le richieste di Italia e Francia. Una decisione maturata dopo ore di trattative e tensioni, dentro e fuori il Consiglio europeo.
Meloni e Macron frenano: “Servono garanzie agli agricoltori”
Roma e Parigi hanno trovato una convergenza inedita: prima di firmare servono tempo, reciprocità e tutele più forti per il settore agricolo. “Ha vinto il buon senso”, ha rivendicato la premier Giorgia Meloni, che fino all’ultimo ha chiesto di rafforzare le clausole di salvaguardia, sotto la pressione crescente del mondo agricolo.
Bruxelles sotto assedio: 8mila manifestanti e mille trattori
Mentre i leader discutevano, fuori dalle istituzioni europee esplodeva la protesta. Circa 8mila agricoltori provenienti da Belgio, Francia, Polonia e Irlanda hanno assediato Bruxelles con quasi mille trattori, contestando l’accordo Mercosur e i possibili tagli alla Politica agricola comune nel prossimo bilancio Ue. La giornata si è chiusa tra idranti, lacrimogeni e un albero di Natale dato alle fiamme davanti al Parlamento europeo.
Lula sorpreso, ma apre al dialogo
Dal Sud America, il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva ha ammesso la sorpresa per il no italiano e francese. Dopo un confronto diretto con Meloni, però, il tono si è ammorbidito: “Non è contraria, ma è sotto pressione dagli agricoltori. Mi ha chiesto pazienza”, ha riferito Lula, parlando di un rinvio di alcune settimane.
Perché l’accordo Ue–Mercosur conta davvero
L’intesa, negoziata per 26 anni, riguarda un mercato da oltre 270 milioni di abitanti e un interscambio superiore ai 100 miliardi di euro l’anno. L’Unione europea esporta soprattutto macchinari, veicoli e farmaceutica, mentre importa materie prime strategiche come soia, caffè, greggio e legno. Un rapporto complementare, non competitivo.
Industria favorita, agricoltura tutelata
L’accordo prevede l’eliminazione dei dazi sul 91% dei prodotti, con un risparmio stimato di oltre 4 miliardi di euro annui per le imprese europee. Per l’agricoltura, però, sono previste quote limitate, dazi residui sulle carni e standard sanitari stringenti. L’impatto sul settore agricolo europeo sarebbe quindi contenuto e mitigato da clausole di salvaguardia.
Materie prime critiche e transizione verde
C’è poi un aspetto che sembra sottovalutato nel dibattito pubblico. Argentina e Brasile sono snodi cruciali per la transizione energetica: il Brasile possiede circa un quarto delle riserve mondiali di terre rare, l’Argentina è tra i maggiori produttori di litio. L’accordo garantirebbe all’industria europea un accesso più stabile a risorse fondamentali per batterie, tecnologie digitali e mobilità elettrica.
Il rinvio come male minore
Con il passaggio della presidenza del Mercosur dal Brasile al Paraguay il 20 gennaio, resta una finestra temporale per chiudere l’intesa. Il rinvio a gennaio viene letto a Bruxelles come il male minore. Un fallimento definitivo, invece, rappresenterebbe una sconfitta economica e geopolitica per l’Unione europea, proprio mentre cerca di rafforzare la sua autonomia strategica tra Stati Uniti e Cina.



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