
Sette milioni di euro raccolti in Italia e destinati, secondo l’accusa, al finanziamento di Hamas. È questo il cuore della maxi operazione antiterrorismo che ha portato all’arresto di nove persone e al sequestro di beni per oltre otto milioni di euro, nell’ambito di un’indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo di Genova.
Le indagini
L’inchiesta è partita da una serie di operazioni finanziarie sospette, segnalate ben prima del 7 ottobre 2023. Secondo gli inquirenti, il 71% dei fondi raccolti con finalità dichiarate umanitarie sarebbe stato invece dirottato verso Hamas o associazioni a essa collegate, attraverso una rete di triangolazioni finanziarie internazionali.
Il ruolo delle associazioni
Oltre agli arresti, le misure cautelari hanno riguardato tre associazioni, accusate di essere strumenti di raccolta e trasferimento dei fondi. I flussi sarebbero transitati anche attraverso organizzazioni con sede all’estero, per poi arrivare a Gaza, nei Territori Palestinesi o in Israele, verso enti considerati illegali dallo Stato israeliano perché riconducibili ad Hamas.
Chi è Mohamed Hannoun
Tra gli arrestati figura Mohamed Hannoun, 63 anni, architetto residente a Genova e presidente dell’Associazione Palestinesi in Italia. Per la gip Silvia Carpanini, il pericolo di fuga è “concreto e attualissimo”: Hannoun avrebbe pianificato da tempo il trasferimento in Turchia, con l’apertura di un nuovo ufficio dell’associazione. Nel 2023 Hannoun e la sua organizzazione erano già stati inseriti in una black list del Dipartimento del Tesoro Usa come presunti finanziatori del terrorismo. L’attivista ha sempre respinto le accuse.
Il sistema di elusione
Secondo il giudice, gli indagati avrebbero continuato l’attività nonostante l’inserimento nelle liste antiterrorismo, adottando sempre maggiori cautele: pulizia dei computer, uso di nuove associazioni intestate a prestanome, e canali finanziari sempre più complessi per aggirare i controlli.
Le accuse
Tutti gli indagati rispondono del reato di associazione con finalità di terrorismo internazionale (art. 270 bis del codice penale). Le accuse parlano di una struttura stabile, con ruoli definiti e una strategia di lungo periodo per il finanziamento dell’organizzazione.








