La narrativa secondo cui l’Occidente è nobile mentre Russia e Cina sono malvagie è ingenua e pericolosa

Dal 1980 gli Usa sono stati coinvolti in almeno 15 guerre all’estero; nessun coinvolgimento invece per la Cina e ‘solo’ 1 per la Russia. La paura nei confronti di Pechino e Mosca viene venduta al pubblico occidentale attraverso la manipolazione dei fatti. Al centro c’è il tentativo degli Stati Uniti di rimanere la potenza egemonica mondiale. Ma Washington può contare ‘soltanto’ sul 4,2% della popolazione mondiale e sul 16% del Pil globale.

La narrativa secondo cui Russia e Cina sono malvagie è ingenua e pericolosa
Jeffrey Sachs

Il mondo è sull’orlo della catastrofe nucleare in gran parte a causa dell’incapacità dei leader politici occidentali di essere sinceri in merito alle cause dell’escalation dei conflitti globali. La narrativa occidentale secondo cui l’Occidente è nobile, mentre Russia e Cina sono malvagie è ingenua e pericolosa. In realtà, è un tentativo di manipolare l’opinione pubblica. L’Europa dovrebbe riflettere sul fatto che il mancato ampliamento della Nato e l’attuazione degli accordi di Minsk avrebbero (probabilmente) evitato la guerra in Ucraina.

È la tesi di Jeffrey Sachs, economista della Columbia University di New York, nonché ex consulente esperto chiamato dai governi, nei cui panni ha risolto casi complessi: dalla Bolivia degli anni ‘80, che fronteggiava un’inflazione al 24mila per cento, alla Polonia di Solidarnosc e alla Russia di Eltsin. Ma è stato pesantemente criticato proprio per le ricette di politica economica proposte. Al di là di un passato più o meno scomodo, oggi Sachs appare in grado di proporre una storia alternativa (a quella il più delle volte proposta) e realistica.

La narrazione offerta dall’Occidente è incorporata nella strategia di sicurezza nazionale degli Stati Uniti. L’idea centrale degli Usa – secondo Sachs - è che la Cina e la Russia siano nemiche implacabili che tentano di erodere la sicurezza e la prosperità americane. Questi paesi - secondo gli Stati Uniti - “sono determinati a rendere le economie meno libere e meno eque, a far crescere i loro eserciti e a controllare le informazioni e i dati per reprimere le loro società ed espandere la loro influenza”.

D’altronde i numeri parlano chiaro. Dal 1980 gli Stati Uniti sono stati coinvolti in almeno 15 guerre all’estero (Afghanistan, Iraq, Libia, Panama, Serbia, Siria e Yemen solo per citarne alcune); nessun coinvolgimento invece per la Cina e ‘solo’ uno per la Russia (Siria). Gli Stati Uniti hanno basi militari in 85 paesi, la Cina in 3 e la Russia in 1 (Siria).

La paura eccessiva nei confronti di Cina e Russia viene venduta al pubblico occidentale attraverso la manipolazione dei fatti. Gli esempi non mancano. L’invasione dell’Afghanistan da parte dell’Unione Sovietica nel 1980, azione condannata dai media occidentali. Anni dopo è emerso che l’invasione sovietica era stata effettivamente preceduta da un’operazione della Cia progettata per provocare l’invasione sovietica.

George W. Bush Jr. riuscì a far credere a molti che la più grande minaccia dell’America fosse il fondamentalismo islamico, senza menzionare che era stata la Cia, con l’Arabia Saudita e altri paesi, a creare, finanziare e schierare i jihadisti in Afghanistan, Siria e altrove per combattere le guerre americane.

La stessa disinformazione si è verificata nei confronti della Siria. La stampa occidentale è piena di recriminazioni contro l’assistenza militare di Putin a Bashar al-Assad in Siria a partire dal 2015, ma non parla del fatto che gli Stati Uniti hanno sostenuto il rovesciamento di al-Assad a partire dal 2011, con la Cia che ha finanziato una grande operazione (Timber Sycamore) per rovesciare la presidenza siriana anni prima dell’arrivo di Mosca.

Più recentemente, quando la presidente della Camera degli Stati Uniti Nancy Pelosi è volata incautamente a Taiwan nonostante gli avvertimenti della Cina, nessun ministro degli esteri del G7 ha criticato la provocazione americana, eppure lo stesso G7 ha criticato duramente la “reazione eccessiva” della Cina al viaggio di Pelosi.

Tornando alla guerra in Ucraina, la narrativa occidentale è che si tratta di un attacco non provocato di Putin che cerca di ricreare l’impero russo. Eppure la vera storia inizia con la promessa occidentale al presidente sovietico Mikhail Gorbaciov che la Nato non si sarebbe allargata a Est, seguita da quattro ondate di ampliamento dell’Organizzazione Atlantica (1999; 2004; 2008; 2022).

Al centro di tutto questo c’è il tentativo degli Stati Uniti di rimanere la potenza egemonica mondiale, aumentando le alleanze militari in tutto il mondo per contenere o sconfiggere Cina e Russia. È un’idea – taglia corto Sachs - pericolosa, delirante e fuori moda. Gli Stati Uniti possono contare ‘soltanto’ sul 4,2% della popolazione mondiale e sul 16% del Pil globale (misurato ai prezzi internazionali). Inoltre, il Pil combinato del G7 è ora inferiore a quello dei Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa), mentre la popolazione del G7 è solo il 6% del mondo rispetto al 41% dei Brics.

In tale contesto, c’è un solo paese la cui fantasia autodichiarata è quella di dominare il mondo: gli Usa. È ora – attacca Sachs - che gli Stati Uniti riconoscano le reali fonti di sicurezza: la coesione sociale interna e la cooperazione responsabile con il resto del mondo, piuttosto che l’illusione dell’egemonia. Con una politica estera revisionata secondo questi ultimi canoni, gli Stati Uniti e i loro alleati eviterebbero la guerra con Cina e Russia e consentirebbero al mondo di affrontare la propria miriade di crisi, da quella ambientale a quella energetica, da quella alimentare a quella sociale.

Al contempo – conclude Sachs - i leader del Vecchio continente dovrebbero perseguire la vera fonte della sicurezza europea: non l’egemonia statunitense, ma accordi di sicurezza che rispettino i legittimi interessi di sicurezza di tutti i paesi dell’Ue, ma anche di Ucraina e Russia.

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