
Nel primo trimestre del 2025, il PIL svizzero è cresciuto dello 0,8%, superando le attese. A trainare l’economia sono stati i servizi (+1,4%) e, soprattutto, l’industria manifatturiera (+2,1%). In particolare, il settore chimico-farmaceutico ha messo a segno un impressionante +7,5%, spinto dalle esportazioni verso gli Stati Uniti, dove si è cercato di anticipare l’effetto dei dazi di Trump.
Esportazioni d’oro (e d’orologi)
Il boom delle esportazioni ha così sostenuto la crescita: +5% su base annua, con picchi nel settore dell’orologeria, che ad aprile ha toccato i 3,1 miliardi di dollari (+18%), trainata da un incredibile +149% delle vendite negli Usa. Senza il mercato statunitense, il settore avrebbe registrato un calo. Anche se i dazi sono stati sospesi fino a luglio, l’incertezza pesa, soprattutto sulle piccole e medie imprese, che temono ripercussioni durature.
Zero dazi in entrata, nessuna contromossa
Mentre altri paesi alzano barriere, la Svizzera ha abolito tutti i dazi industriali dal gennaio 2024, rendendo il 99% delle merci Usa esenti da imposte doganali. E il governo federale, al contrario di molti, non ha reagito ai dazi diTrump, puntando sulla competitività strutturale.
Una potenza industriale… con un franco fortissimo
A dispetto della moneta tra le più forti al mondo, la Svizzera resta una superpotenza industriale: il manifatturiero pesa per il 18% del Pil, e oltre la metà dell’export è high-tech. Il surplus commerciale ha toccato i 52 miliardi di dollari nel 2024, mentre l’eccedenza netta di investimenti internazionali supera il 100% del Pil.
Innovazione e produttività da primato
Da 14 anni la Svizzera è in vetta al Global Innovation Index dell’Onu, grazie a investimenti in ricerca, formazione e alta tecnologia. La produttività oraria è la più alta tra le venti economie principali: oltre 100 dollari di Pil generati per ogni ora lavorata.
Finanze pubbliche impeccabili
La Confederazione può contare su un debito pubblico al 17% del Pil e un costante avanzo primario; inoltre, l’invecchiamento della popolazione viene compensato dall’ingresso di lavoratori stranieri, in primis frontalieri italiani. Dal 2000 a oggi, il 60% dei nuovi posti di lavoro è stato occupato da immigrati.
Ma cresce la protesta populista
Nonostante il benessere diffuso, aumentano le tensioni sociali. L’Udc (destra populista) cavalca la protesta contro l’immigrazione e propone un tetto massimo alla popolazione. A sinistra, i cittadini chiedono più equità: lo dimostra il sì popolare alla tredicesima per le pensioni minime. A Zurigo è stato bocciato un taglio alle imposte per le imprese, temendo un buco nei conti.
La sfida del futuro: redistribuire senza perdere competitività
Il modello svizzero ha funzionato. Ma per molti è ora di riequilibrare: più investimenti pubblici, welfare, edilizia e istruzione. L’incognita è evitare che il successo economico si scontri con derive populiste che potrebbero incrinare un sistema unico in Europa.