“La globalizzazione dell’industria dei chip è finita”

Usa, Cina, Taiwan: verso uno scontro inevitabile?

“La globalizzazione dell’industria dei chip è finita”

La globalizzazione dell’industria dei chip è finita”. Ad esprimersi così è Morris Chang, ex amministratore della prima e più grande fonderia di silicio al mondo, la nota Taiwan Semiconductor Manufacturing Co. (Tsmc).

Pur manifestando cautela, il potente uomo d’affari con doppia cittadinanza taiwanese-statunitense ha confermato la sua vicinanza all’approccio degli Stati Uniti: “Certamente sostengo la politica industriale americana che mira a rallentare il progresso della Cina”.

Secondo Chang, Pechino è indietro di almeno cinque o sei anni nella produzione di circuiti integrati ma, al contempo, ha sottolineato come “Taiwan non debba essere ingenua nella sua posizione rispetto agli Stati Uniti. Quando si parla di friendshoring (rilocalizzazione della produzione in paesi amici, ndr), Taiwan non sembra essere inclusa”.

In aggiunta, secondo l’ex consigliere per la Sicurezza nazionale Robert O’Brien, gli Stati Uniti distruggerebbero il gigante taiwanese dei semiconduttori Tsmc piuttosto che lasciarlo cadere nelle mani della Cina. Se si impadronisse di tali capacità - aggiunge -, Pechino si trasformerebbe nella “nuova Opec dei chip di silicio e controllerebbe l’economia mondiale. Gli Usa e i loro alleati non lasceranno mai che queste fabbriche cadano in mani cinesi, anche se l’invasione di Taiwan dovesse avere successo”.

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