
Mentre media e analisti occidentali restavano concentrati su inflazione, tassi e mercato del lavoro, dall’altra parte del mondo si accendeva una rete destinata a riscrivere i rapporti di forza finanziari globali.
Si chiama CIPS – Cross-Border Interbank Payment System ed è il sistema di pagamenti internazionale promosso dalla Cina, nato come alternativa a SWIFT. Nel 2024 ha processato 175 trilioni di yuan (+43% sul 2023) diventando, di fatto, il primo vero hub di pagamenti capace di operare senza dollaro e senza infrastrutture statunitensi.
Come funziona
Quando un’azienda invia un bonifico internazionale, il flusso passa quasi sempre da SWIFT, la rete di messaggistica controllata dall’Occidente che decide tempi, modi e – in casi estremi – chi può o non può accedervi. Iran e Russia lo sanno bene: l’esclusione da SWIFT può significare lo spegnimento chirurgico di intere economie. Per questo Pechino ha costruito un’infrastruttura parallela, non solo tecnologica ma geopolitica: un sistema che non può essere spento da Washington.
La crescita di CIPS: numeri che non si possono ignorare
Il 2024 racconta una svolta già in atto: 175 trilioni di yuan processati; 1.690 istituzioni finanziarie collegate; presente in 121 Paesi (ma operativo in 185); +43% il ritmo di crescita annuale. E non riguarda solo la Cina. Il 95% del commercio tra Pechino e Mosca avviene già in valute locali. Paesi come Kenya, Angola, Etiopia stanno convertendo parte del loro debito in yuan. Perfino alleati degli USA – come la Corea del Sud – siglano swap valutari miliardari con Pechino.
Perché il mondo cerca alternative al dollaro
La domanda è semplice: perché un Paese dovrebbe dipendere da Washington per regolare il proprio commercio con i vicini? Il dollaro resta dominante, ma il costo geopolitico della dipendenza cresce. Commissioni, volatilità, sanzioni, vulnerabilità sistemica. CIPS co-esiste con SWIFT. Ma la sola esistenza di una scelta cambia tutto, perché erode il monopolio a stelle e strisce.
Il dollaro resta forte, ma il terreno sotto i piedi si muove
Il dollaro rappresenta ancora il 47% delle transazioni SWIFT. Lo yuan è attorno al 3%. Ma un dato pesa più di tutti: una quota crescente del commercio globale non passa più da SWIFT. Nel 2010 l’83% del commercio cinese era in dollari. Oggi è al 43%. Il resto viaggia in yuan o valute locali. È un processo lento, ma costante: un’erosione, non un crollo.
Il vero rischio per gli Usa
Il pericolo non è perdere tutto in un giorno: è ritrovarsi in un mondo con due sistemi paralleli, due logiche finanziarie, due blocchi commerciali sempre più autonomi. La forza del dollaro è sempre dipesa dalla mancanza di alternative. Ora l’alternativa c’è. E muove già 60 miliardi di dollari al giorno. Non quanto SWIFT (1.800 miliardi), ma cinque anni fa non c’era quasi nulla.




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