Ocse: “La ripresa globale prosegue ma ha perso slancio e sta diventando squilibrata”

L’organizzazione taglia le stime della crescita mondiale al +5,6%. Migliorano invece le aspettative sul Pil italiano rispetto al +5,9% di settembre. Per il 2022 la crescita si dovrebbe attestare al 4,6% e al 2,6% nel 2023

Ocse: “La ripresa globale prosegue ma sta diventando squilibrata”

L’Ocse taglia le stime del Pil del mondo al 5,6% dal 5,8% previste a primavera. Il prossimo anno la crescita sarà del 4,5% per poi rallentare al 3,2% nel 2023.

Anche l’andamento dell’economia Usa è stata rivista al ribasso al 5,6% dal 6,9% di maggio (+3,7% nel 2022 e +2,4% nel 2023). In discesa anche il Pil cinese che quest’anno dovrebbe crescere dell’8,1% dall’8,5% di maggio e del 5,1% sia nel 2022 che nel 2023.

Previsioni migliori invece per il Pil dell’Eurozona che crescerà del 5,2% quest’anno (+4,3% a maggio), del 4,3% nel 2022 e del 2,5% nel 2023. In tale contesto, viene rivista al rialzo la stima del Pil italiano per il 2021 portandola al +6,3% rispetto al +5,9% stimato a settembre (il governo nella Nadef prevede il +6%). Nel 2022 la crescita dovrebbe attestarsi al +4,6% e al +2,6% nel 2023.

Nel complesso, “la ripresa globale prosegue ma ha perso slancio e sta diventando sempre più squilibrata - scrive l’Ocse -. Alcune aree dell’economia globale si stanno riprendendo rapidamente, ma altre rischiano di rimanere indietro, in particolare i paesi a basso reddito dove i tassi di vaccinazione sono bassi e la domanda deve ancora riprendersi completamente. In molti Paesi si attenua lo slancio derivante dal forte rimbalzo dopo le riaperture a causa delle persistenti strozzature delle catene di approvvigionamento, per l’aumento dei costi e per gli effetti persistenti della pandemia.”

Sono emerse, inoltre, “pressioni inflazionistiche più forti e durature in tutte le economie in una fase insolitamente precoce del ciclo e si registrano carenze di manodopera anche se l’occupazione e le ore lavorate devono ancora recuperare completamente. In forte aumento i costi del cibo e dell’energia, con gli impatti più rilevanti sulle famiglie a basso reddito, così come crescono i prezzi nei settori dei beni durevoli in cui si concentrano maggiormente le strozzature dell'offerta. Questi fattori rendono le prospettive più incerte e sollevano notevoli sfide politiche.”

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