Rischiano di diventare un ‘deserto’, i vicini Balcani, affossati da un doppio colpo: denatalità ed emigrazione stanno infatti minando alle basi ogni sforzo finalizzato ad uno sviluppo economico e sociale duraturo.
Il censimento in Bulgaria ha certificato un crollo dell’11% della popolazione negli ultimi dieci anni. Un’altra rilevazione censuaria, quella nella Macedonia del Nord, la prima a essere condotta nel Paese dal 2002 a oggi, ha confermato che il problema è diffuso. Il piccolo paese, secondo i dati elaborati dall’Ufficio statistico nazionale, avrebbe oggi circa 1,8 milioni di abitanti, circa il 10% in meno rispetto a 20 anni fa, con 600 mila macedoni che vivono oggi all’estero. Una catastrofe demografica, perché ad emigrare sarebbero soprattutto giovani.
Anche nella vicina Romania, paese membro dell’Ue, la situazione legata all’emigrazione verso Stati più ricchi ormai appare incontrollabile. Alcune stime Onu disegnano un paese con poco meno di 12 milioni di abitanti nel 2100, ovvero 7 in meno rispetto a oggi e la gran parte over 60.
Previsioni funeste che sono speculari a quelle della vicina Bulgaria, che nel 2100 potrebbe contare solo 3,5 milioni di abitanti, un vero e proprio collasso della popolazione.
Tra gli Stati balcanici extra-Ue, c’è poi l’Albania che fra 80 anni potrebbe ritrovarsi con appena 1,1 milioni di abitanti. Sono stati 50 mila gli albanesi che hanno ottenuto un permesso di soggiorno solo in Germania a partire dal 2018, con Berlino che sta ora per sorpassare Roma e Atene come meta di emigrazione. E dal 2008 sono 800 mila gli albanesi emigrati verso Paesi dell’Unione.
Ancor peggio ha fatto la Bosnia-Erzegovina, dove secondo dati riportati dai media di Sarajevo sarebbero addirittura 500 mila le persone emigrate negli ultimi dieci anni.
A condividere un simile destino sono in realtà tutti i Paesi della macroregione. Tra questi ci sono anche Serbia, Montenegro, Kosovo e Croazia. Appare dunque inevitabile che per i Balcani si contrarrà, causa spopolamento, lo sviluppo economico a medio-lungo termine con il rischio di minare alle basi l’assetto sociale.
