
Negli Stati Uniti la ripresa post-pandemica sta prendendo una forma ben precisa: quella della “K-shaped recovery”, la crescita a due velocità in cui i ricchi accelerano e il resto della popolazione arranca. Secondo Moody’s, il 20% più ricco degli americani rappresenta oggi oltre la metà della spesa complessiva dei consumatori. Al contrario, le famiglie a reddito medio e basso hanno visto la loro spesa stagnare dall’inizio del 2025, appena in linea con l’inflazione.
Perché conta così tanto
Negli USA i consumi privati rappresentano due terzi del PIL, determinando quindi il ritmo dell’economia. A prima vista, i dati sembrano solidi: le vendite al dettaglio e i servizi reggono. Ma dietro la facciata si nasconde un’economia sorretta quasi interamente dai più benestanti, mentre milioni di famiglie arrancano.
La voce degli esperti
“Le famiglie a basso reddito sono in difficoltà”, ha dichiarato ad Axios Mohamed El-Erian, ex CEO di PIMCO e oggi presidente del Queen’s College di Cambridge. Secondo l’economista, le aziende che servono questo segmento non hanno il potere di aumentare i prezzi, segnale chiaro di una domanda debole.
Grandi aziende in salute, piccole in crisi
Il divario non riguarda solo i consumatori. Le grandi aziende Usa continuano a sovraperformare, mentre le piccole imprese – principali datori di lavoro del Paese – sono sotto pressione. Se queste ultime riducono l’attività o tagliano personale, le conseguenze sul mercato del lavoro potrebbero essere pesanti.
Effetto ricchezza e disuguaglianza
Il rally di Wall Street sta alimentando la spesa tra chi possiede azioni, ma la maggior parte degli americani a reddito medio-basso non partecipa a questo effetto ricchezza.
Il risultato? Un’economia tenuta in piedi da pochi, con il rischio che l’introduzione completa dei nuovi dazi – ancora non pienamente in vigore – possa peggiorare ulteriormente il quadro.