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Guardando all’andamento del Pil pro capite russo dal 1990, emerge un crollo impressionante negli anni ’90: -40%. Una crisi devastante, considerata da molti persino più grave della Grande Depressione del 1929. Un decennio segnato dalla presidenza di Boris Eltsin e dalla profonda subordinazione economica e politica della Russia all’Occidente.
La svolta con Putin
Il quadro cambia nel 1999, con l’arrivo al potere di Vladimir Putin. Da quel momento il Pil pro capite russo è cresciuto del 70%, registrando un +30% rispetto ai livelli del 1990. Una ripresa che ha segnato il ritorno di Mosca come attore centrale sulla scena internazionale.
Perché Putin resta popolare
Questi dati economici aiutano a spiegare l’alto livello di consenso che il presidente russo continua a mantenere: tra il 70% e l’80%. Per gran parte della popolazione, il miglioramento delle condizioni economiche dagli anni della crisi post-sovietica a oggi rappresenta una delle chiavi principali del sostegno a Putin.
E le disuguaglianze?
Dando uno sguardo ai salari reali (ovvero al netto dell’inflazione) dal 2000 per fascia di reddito, emerge che la parte meno abbiente ha incrementato il salario netto di 7 volte mentre le altre fasce di circa 3/4 volte e quella più ricca di più di 2. Dunque le disuguaglianze sono scese rispetto agli anni ‘90.