Difesa, solo 7 paesi Nato su 30 raggiungono l’obiettivo di spesa del 2% del Pil

Stoltenberg lamenta che il numero dei paesi diligenti è addirittura diminuito

Difesa, solo 7 paesi Nato su 30 raggiungono l’obiettivo di spesa del 2%
Jens Stoltenberg, segretario generale della Nato dal 2014 (il suo mandato scade in autunno)

Il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha esortato i paesi membri a incrementare il budget per la difesa. Solo 7 nazioni delle 30 che sottoscrivono il Patto Atlantico raggiungono l’obiettivo di spesa del 2% del Pil: Stati Uniti, Regno Unito, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia e Grecia.

Si tratta, dunque, di un nucleo ristretto partecipato dal fronte antirusso anglo-baltico con l’aggiunta del paese ellenico allertato dalla vicina presenza dello storico nemico: la Turchia. Stoltenberg lamenta che il numero dei paesi diligenti è addirittura diminuito: nel 2021, prima dell’invasione russa dell’Ucraina, erano otto i membri che ottemperavano all’impegno.

Il segretario uscente – il mandato di Stoltenberg scade in autunno – è intransigente sugli obblighi di contribuzione alla difesa collettiva: “Dobbiamo fare di più e dobbiamo farlo più velocemente” poiché “il mondo è più pericoloso”. Secondo il funzionario norvegese, la soglia del 2% dovrebbe in realtà rappresentare il minimo indispensabile.

Francia e Croazia hanno quasi soddisfatto l’obiettivo attestandosi all’1,9% del Pil, mentre la maglia nera spetta a Spagna, Belgio e Lussemburgo con un misero 1,2%. Su livelli relativi più alti si posiziona il nostro paese. La spesa militare italiana nel 2022 è stata pari all’1,51% del Pil (che in termini reali è giunto a toccare i 1.930 miliardi di dollari lo scorso anno), mentre nel 2021 il dato era l’1,57%. Ma ad esempio nel 2014 - l’anno dell’annessione della Crimea e dell’inizio delle ostilità nel Donbass - la percentuale della spesa italiana in difesa era dell’1,14%.

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