
La risposta della Nato non si è fatta attendere: l’Alleanza ha varato l’operazione Eastern Sentry (Sentinella Est) per rafforzare il fianco orientale dopo l’incidente in Polonia. L’obiettivo è chiaro: deterrenza visibile e capacità rapida di reazione lungo il fronte orientale.
Più aerei e navi in arrivo. Diversi Paesi hanno già annunciato contributi: la Danimarca invierà due F-16 e una fregata antiaerea, la Francia tre Rafale, la Germania quattro Eurofighter. Anche il Regno Unito ha manifestato la propria disponibilità a partecipare allo schieramento.
Tecnologia anti-drone al centro. Il piano non riguarda solo aerei e mezzi tradizionali, ma punta a mettere in campo sensori avanzati, sistemi di intercettazione e armi specifiche per neutralizzare minacce autonomiche come i droni. È in corso anche l’ipotesi — non ancora condivisa da tutti gli alleati — di una “cuscinetto” no-fly limitato tra Polonia e Ucraina.
Washington valuta: no all’eccesso, sì al sostegno. Gli Stati Uniti mantengono alcune riserve sulle opzioni più aggressive, preferendo un approccio calibrato che non allarghi il conflitto. Intanto il Comando supremo parla di deterrenza “dal Mar Baltico al Mar Nero”, per mostrare unità e determinazione.
Coordinamento e innovazione. Il Comando alleato per la Trasformazione è coinvolto per testare e scalare rapidamente nuove tecnologie: dalla sorveglianza integrata alla difesa contro i velivoli senza pilota. L’operazione promette flessibilità: mobilitazioni mirate, integrazione tra difese aeree e terrestri e maggiore condivisione d’informazioni.
La fase esecutiva inizia nei prossimi giorni. I dettagli operativi restano riservati, ma il messaggio politico è netto: la Nato rafforza il fianco orientale e mette in campo risorse per impedire nuove violazioni dello spazio alleato. Seguiranno aggiornamenti sull’impatto reale della missione e sull’efficacia delle contromisure anti-drone.