Chi ha paura delle sanzioni alla Russia? E chi ha davvero il coltello dalla parte del manico?

Il nuovo muro di Berlino. Un attacco russo potrebbe far schizzare il petrolio a 150 dollari al barile, cosa che a sua volta provocherebbe una frenata del 3% del Pil mondiale e farebbe salire l’inflazione al 7%

Chi ha paura delle sanzioni alla Russia?

Alla fine la ministra degli Esteri tedesca Baerbock ha rassicurato gli alleati: anche Berlino fornirà aiuti economici all’Ucraina. L’annuncio arriva dopo che proprio la Germania ha ripetutamente rifiutato di fornire armi a Kiev, come invece hanno cominciato a fare molti altri alleati Nato.

Anche se al pari degli altri paesi Berlino ha promesso più volte “sanzioni storiche”, al chiuso dei tavoli negoziali ha cercato di addolcirle, per esempio ottenendo che tali sanzioni non contemplino l’estromissione della Russia dal sistema di pagamenti internazionali Swift. Si tratta solo di una questione di gas?

È naturale che sulle sanzioni gli europei procedano con maggiore cautela rispetto a Washington. La Russia è il quinto partner commerciale dell’Ue, mentre per gli Usa rientra a malapena nei top 30. Inoltre, circa il 40% delle importazioni di gas naturale europee arrivano da Mosca.

Certo, anche la Russia ha da perderci: dal 2014 le sanzioni Ue e Usa collegate al conflitto russo-ucraino sono costate 36 miliardi di dollari di mancate entrate commerciali. E se da un lato è vero che Mosca è abile a usare i rubinetti del gas a proprio vantaggio, la riduzione delle esportazioni verso l’Europa dell’anno scorso ha già causato una perdita netta del 20% delle entrate previste.

Eppure, sono le stesse sanzioni del 2014 a spiegare le esitazioni di Berlino. La Germania è stata colpita duramente, più di tanti altri paesi dell’Ue. Ecco perché, malgrado la minaccia unanime di nuove misure in caso di invasione, nella pratica la coesione a livello Ue manca.

Resta poi da valutare se, a prescindere da Berlino, davvero in Europa ci sia lo spazio politico ed economico per ulteriori sanzioni. Secondo JPMorgan un attacco russo potrebbe far schizzare il petrolio a 150 dollari al barile, cosa che a sua volta provocherebbe una frenata del 3% del Pil mondiale e farebbe salire l’inflazione al 7%. Non il massimo per l'economia mondiale ed europea, la cui ripresa post crisi pandemica procede più a rilento del previsto. Un gioco in cui non è chiaro chi abbia davvero il coltello dalla parte del manico.

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