Perché l’Occidente non ha condannato la guerra di Putin in Siria?

La Russia putinista è percepita come un invasore aggressivo su un fronte e come l’energumeno utile per fare il lavoro sporco su un altro. La guerra al terrorismo, avviata dagli Usa, ha fornito a Putin (che è già alla sua quinta guerra) un’occasione d’oro per realizzare le sue ambizioni imperialistiche di far risorgere l’impero russo.

Perché l’Occidente non ha condannato la guerra di Putin in Siria?
Putin e Assad

Ecco una sintesi di un articolo firmato dallo scrittore Yassin al Haj Saleh sulla guerra in Ucraina.

La Russia occupa parte della Siria dalla fine di settembre del 2015, sostenendo il regime di Assad, la cui priorità è quella di rimanere al potere per sempre, anche se il prezzo è sottomettere il paese a forze esterne espansionistiche come l’Iran e la stessa Russia.

La Siria è stata così un campo di prova per l’esercito russo, che qui ha usato munizioni al fosforo, bombe termobariche e bombe a grappolo – vietate dai trattati internazionali – contro le strutture civili, causando la morte di almeno 23 mila civili. E ha etichettato tutti coloro che si opponevano al regime di Assad come terroristi.

Eppure pochissime voci in Occidente hanno condannato la guerra di Putin in Siria. Perché? Il motivo è la “guerra al terrore”, che è stata il fondamento di un’ampia coalizione internazionale contro i terroristi. In questa coalizione Stati Uniti e Ue sono di fatto alleati della Russia, oltre che di Assad, dell’egiziano Abdel Fattah al Sisi, del saudita Mohammed bin Salman, dell’emiratino Mohammed bin Zayed e di Israele.

La guerra al terrorismo ha così fornito a Putin un’occasione d’oro per realizzare le sue ambizioni imperialistiche di far risorgere l’impero russo. E oggi, grazie alla legittimazione ottenuta in Siria, Putin vuole annettere l’Ucraina, che secondo lui non ha mai avuto “una vera tradizione statuale”.

Ma anche se l’Ucraina riuscisse a respingere la Russia, fatto praticamente impossibile, i possibili vincitori sarebbero proprio coloro che sono stati complici nel sottomettere la Siria proprio a quel nemico. Il riferimento è alle potenze occidentali, in particolare gli Stati Uniti, gli iniziatori della guerra al terrorismo.

La Russia putinista finisce così per essere percepita come un invasore aggressivo su un fronte e come l’energumeno utile per fare il lavoro sporco su un altro. Ma è una posizione politicamente controproducente, come sta dimostrando l’Ucraina.

Abbiamo bisogno di una politica e di giustizia contro il terrore, non di una guerra contro il terrore. Sacrificare la democrazia sull’altare della guerra al terrorismo e della priorità data alla sicurezza è un atteggiamento autolesionista, non solo in Siria e in Medio Oriente, ma anche nello stesso Occidente.

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