
Il Washington Post rivela che, durante una telefonata riservata con Donald Trump, Vladimir Putin avrebbe chiesto che Kiev ceda il pieno controllo del Donetsk, regione strategica dell’Ucraina orientale, in cambio della fine delle ostilità.
Fonti diplomatiche citate dal quotidiano statunitense spiegano che Putin considera il Donetsk “non negoziabile”, dopo oltre undici anni di battaglie senza successo per conquistarla del tutto. L’area, fortemente fortificata, è un punto chiave per impedire alle truppe russe di avanzare verso ovest, in direzione di Kiev.
“Pronti a cedere parti di Zaporizhzhia e Kherson”
Secondo le fonti, il leader del Cremlino avrebbe tuttavia mostrato una parziale apertura, dicendosi disposto a rinunciare a porzioni delle regioni di Zaporizhzhia e Kherson, oggi solo parzialmente occupate, in cambio del Donetsk.
Una proposta considerata da alcuni consiglieri di Trump come “un passo avanti” rispetto alle richieste precedenti, ma giudicata da funzionari europei una mossa tattica per consolidare le conquiste territoriali russe sotto una parvenza di trattativa diplomatica.
Le reazioni: Washington ottimista, Kiev indignata
Negli ambienti della Casa Bianca si parla di “spiragli di dialogo”, ma a Kiev la reazione è stata netta: nessuna concessione territoriale potrà essere accettata come base di un accordo di pace.
Un alto diplomatico europeo, citato dal Washington Post, ha commentato che “la Russia non intende davvero fare marcia indietro”, mentre l’amministrazione Trump continua a perseguire una strategia di “negoziato diretto” con Mosca, lasciando per ora sullo sfondo gli alleati Nato e l’Unione Europea.
Il futuro dei negoziati
Né la Casa Bianca né il Cremlino hanno rilasciato commenti ufficiali, ma la tensione resta altissima. La sensazione, secondo diversi osservatori, è che Putin voglia testare i limiti della nuova diplomazia americana e capire fin dove Trump sia disposto a spingersi per chiudere il conflitto.
Un accordo che passasse attraverso la cessione del Donetsk, tuttavia, rischierebbe di legittimare l’aggressione russa e minare la fiducia del fronte occidentale, già indebolito dal calo del 43% negli aiuti militari a Kiev stimato dal Kiel Institute.