
Dopo giorni di turbolenza politica e una breve ma clamorosa crisi, Emmanuel Macron ha nominato nuovamente Sébastien Lecornu come primo ministro, affidandogli “carta bianca” per comporre un nuovo governo e porre fine all’instabilità che sta esasperando la Francia.
Lecornu, che aveva rassegnato le dimissioni appena cinque giorni prima, accetta il mandato “per dovere” e promette priorità a bilancio e miglioramento delle condizioni quotidiane dei cittadini.
Crisi politica al culmine
La mossa di Macron arriva in un momento delicatissimo: il Parlamento è profondamente diviso e il governo precedente era durato solo poche ore dopo la nomina. Lecornu avrà il compito urgente di presentare il bilancio 2026 e convincere i gruppi parlamentari a sostenerlo.
Oppositori come Jordan Bardella (Rassemblement National) e Jean-Luc Mélenchon (La France Insoumise) parlano già di “commedia democratica” e annunciano mozioni di sfiducia. I socialisti, dal canto loro, rifiutano qualsiasi accordo preventivo con Lecornu e rivendicano il diritto al dissenso parlamentare.
Il contesto e le incognite
La crisi deriva dalla fragilità del sistema politico francese dopo le elezioni del 2024, che hanno prodotto un Parlamento senza maggioranza chiara. In solo un anno, Macron ha cambiato tre primi ministri.
Ora, Macron punta su Lecornu per evitare di andare a elezioni anticipate e mantenere un governo funzionante. Ma il tempo stringe: dovrà ottenere convergenze rapide su bilancio, riforme e politiche economiche, altrimenti la nuova squadra rischia di naufragare prima ancora di iniziare.