Brexit, i 27 paesi approvano l'accordo

L'annuncio reso noto dal presidente del Consiglio Ue, Donald Tusk, in un "tweet". Juncker: "Giorno triste". Macron: "Ue fragile"

Brexit, i 27 paesi approvano l'accordo

"I 27 leader Ue hanno dato il via libera politico all'Accordo di divorzio" dal Regno Unito "e alla Dichiarazione politica congiunta" sulle relazioni future. Così il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk su Twitter. Poco prima lo stesso Tusk aveva citato un verso di Freddie Mercury, il cantante dei Queen morto 27 anni fa, per riassumere lo storico momento: “Friends will be friends, right till the end”. Gli amici resteranno amici fino alla fine.

È un giorno triste, non è un momento di gioia, ma una tragedia, perché un grande Paese lascia l'Ue. Ma abbiamo trovato un accordo con la Gran Bretagna, che è il migliore possibile". Lo ha detto il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker. Per Emmanuel Macron, tuttavia, l'addio della Gran Bretagna "mostra che l'Ue ha bisogno di una rifondazione in profondità su cui stiamo lavorando e su cui dobbiamo continuare a lavorare", e che "ha una parte di fragilità, è perfettibile e da migliorare".

Due anni e mezzo dopo il referendum, e 20 mesi di negoziati, l’Ue ha dato l’ok a un divorzio in apparenza amichevole. Ottenuto il sì da Bruxelles, tuttavia, manca adesso quello più difficile: l’ok del Parlamento britannico, che sarà chiamato a votare “entro Natale”, ha detto May.

I documenti approvati dai leader dell’Ue sono due. Il primo riguarda le 580 pagine dell’accordo, che definiscono i diritti dei 3 milioni e mezzo di cittadini Ue residenti nel Regno Unito, i 39 miliardi di sterline di contributi finanziari che Londra dovrà pagare a Bruxelles e in che modo lasciare aperto il confine fra Dublino e Belfast, quando diventerà l’unico confine terrestre fra Regno Unito ed Ue.

Il secondo documento affronta il futuro delle relazioni economiche, commerciali, militari e d’ogni altro tipo fra Regno Unito ed Ue: un'intesa che rappresenta soltanto la base per la nuova trattativa che inizierebbe dopo il 29 marzo 2019, quando la Gran Bretagna uscirà formalmente dalla Ue, e destinata a durare almeno sino al 31 dicembre 2020, in una fase di transizione in cui non cambierà nulla.

Intanto, in una “lettera alla nazione” pubblicata da Theresa May, anche stavolta con un cinguettio, la premier chiede ai cittadini britannici di “unirsi” nel sostenere l’accordo, mettendo fine alle divisioni degli ultimi due anni e guardando al domani. Un tentativo di mettere pressione sui parlamentari ribelli dei Tory che minacciano di votare insieme all’opposizione contro l’intesa.

Ma all’orizzonte incombe un altro giallo. La Corte Suprema del Regno Unito entro dicembre potrebbe annullare il risultato del referendum del 2016 - secondo The Independent - dopo la denuncia di fondi illeciti alla campagna per la Brexit.

A questo punto le prospettive per Londra sono quattro: approvazione del Parlamento; dimissioni di Theresa May e la nomina di un nuovo premier, che potrebbe essere il conservatore “pro hard Brexit” Boris Johnson; elezioni anticipate (secondo i sondaggi il favorito sarebbe il laburista Jeremy Corbyn); un secondo referendum.

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