L’Italia è un contributore netto dell'Ue. Ma non è "colpa" di Bruxelles

Secondo gli ultimi dati disponibili, del 2017, il bilancio comunitario ammonta a poco meno di 140 miliardi di euro e non può andare in deficit. Una parte delle risorse arrivano da dazi doganali su beni provenienti da paesi extra-Ue. Il resto è finanziato dal gettito Iva e dai contributi provenienti dai singoli Stati. Questi ultimi rappresentano la parte più consistente: nel 2017 ammontavano a più del 56% del totale delle entrate, ossia 78 mld.

L’Italia è un contributore netto. Ma non è "colpa" di Bruxelles

 

Per fare in modo che l’onere sia equamente distribuito tra gli stati membri, si impone un’aliquota di prelievo che dipende dal reddito annuo lordo del paese in questione e che può variare di anno in anno, a seconda delle spese che devono essere coperte nel bilancio.

Il contributo totale italiano al bilancio europeo per il 2017 è stato di 12 mld. Guardando la cifra in valore assoluto, l’Italia si posiziona tra i maggiori contribuenti dell’Unione, superata solo da Germania e Francia. In termini relativi il contributo del nostro paese si classifica al 13° posto.

Con i suoi 9,8 mld ricevuti nel 2017 l’Italia è quarta, dopo Francia, Polonia e Germania, e la principale voce di spesa è il finanziamento all’agricoltura: più di 4 mld. Dunque, numeri alla mano, al netto di quanto riceviamo, contribuiamo al bilancio Ue per 2,2 mld.

Il paradosso è che in questo caso si stanno considerando solo le risorse versate e non quelle stanziate. Ma per accedere a queste ultime i singoli paesi devono presentare specifici progetti. Per quanto riguarda l’Italia, nel quadro programmatico 2014-2020, i fondi disponibili ammontano a 73 mld. Peccato che, a fine 2017, solo il 13% era stato utilizzato.

Senza contare il fatto che una porzione significativa delle risorse messe a disposizione dall’Ue viene stanziata in base a criteri competitivi, dunque i fondi disponibili potrebbero aumentare con una maggiore capacità di spesa e una programmazione più puntuale.

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