L’Ue teme che l’emergenza sanitaria si trasformi in una crisi finanziaria (peggiore di quella del 2008)

La Commissione europea abbandona il rigore e preme sulla Bce affinché aumenti il piano di acquisto titoli

Bruxelles teme che l’emergenza sanitaria diventi una crisi finanziaria

Un piano di investimenti massicci. Misure per garantire liquidità ai settori più in difficoltà - in particolare turismo e trasporti - e favorire l’accesso al credito. Allentamento dei vincoli europei sugli aiuti di Stato, massima flessibilità per le regole di bilancio, nuove misure straordinarie di politica monetaria. I governi nazionali, la Commissione europea e la Bce stanno cercando di mettere a punto una strategia comune.

É proprio sull’isituzione di Francoforte che sta salendo la pressione perché faccia la sua parte. Tra i più espliciti in questo senso è stato il ministro dell’Economia francese Bruno Le Maire: “Francoforte ha ancora margini di manovra”. Un chiaro messaggio (non tanto alla Bce quanto) ai colleghi nordici normalmente cauti sulle misure di politica monetaria.

L’ex numero uno dell’Fmi è chiamata a prendere una decisione difficile. Due opzioni sul tavolo: abbassare ulteriormente il costo della liquidità per le banche, rivendendo persino i contratti già realizzati e aiutando in questo modo l’afflusso del credito alle piccole e medie imprese in difficoltà; un nuovo allargamento del piano di acquisto di titoli pubblici, oggi limitato a 20 miliardi di euro al mese.

Uno degli obiettivi è evitare tensioni fra i titoli di Stato dell’Eurozona. A questo punto per trasformare l’emergenza sanitaria in una crisi finanziaria potrebbe bastare poco. E c’è chi teme un nuovo 2008, ma le premesse sono diverse: allora la crisi partì dalla finanza e si scaricò sull’economia reale. Qui sta accadendo l’esatto contrario.

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