Conte: “Da soli diamo al bilancio Ue più dei 4 paesi del Nord messi insieme”

Quello che vorrebbero i falchi del Nord, e la Germania, è vedere anche una proposta concreta da parte del governo italiano di riduzione del debito pubblico nel medio-lungo periodo. E su tale punto non hanno torto. Questo piano al momento non c’è e non c’è neanche stato negli ultimi 12 anni quando i tassi sono stati bassissimi

Conte: “Da soli diamo all’Ue più dei 4 paesi del Nord insieme”

Prima i falchi del Nord - Austria, Danimarca, Paesi Bassi e Svezia - hanno gelato l’Italia sul rilancio europeo (“no a contributi a fondo perduto e condizionalità sulle riforme”). Poi la replica di Conte: “L’Italia da al bilancio Ue più dei quattro (falchi, ndr) messi insieme”.

Le dichiarazioni salgono di tono quanto più ci avviniamo alla decisione finale sul ‘Recovery Fund’ dopo l’accelerata impressa dalla proposta franco-tedesca. “A dare una spinta all’iniziativa di Merkel e Macron è stata la sentenza tedesca contro la Bce – spiega uno dei consiglieri di Angela Merkel -. Hanno capito che la Banca centrale non può fare tutto da sola. I soldi arriveranno ma l’Italia non può illudersi. Dovrà ridurre il suo debito”.

Quello che vorrebbero i falchi del Nord, ma anche la Germania, è vedere anche una proposta concreta da parte del governo italiano di riduzione del debito pubblico nel medio-lungo periodo. E su questo punto non hanno torto. Al momento questo piano non c’è e non c’è neanche stato negli ultimi 12 anni seppur i tassi fossero bassissimi. Il che contribuisce a spiegare perché la nostra credibilità in tema di riduzione del debito non è così elevata tra i paesi europei.

Tornando al ‘Recovery Fund’ e alla proposta franco-tedesca da 500 mld, l’Italia potrebbe arrivare a chiederne circa 80 e non prima del 2021. Occorre capire se una quota sarà o meno a fondo perduto. Il tutto, in ogni caso, dopo che l’Italia avrà versato (probabilmente) 36 miliardi, quale nuova quota annuale per il finanziamento dell’Ue, che infatti, per il bilancio 2021-2027, prevede di aumentare il contributo annuale dei 27 paesi aderenti dall’1,1% al 2% del pil nazionale.

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