La corsa al Recovery Fund: quali paesi sono in pole?

La quota di prefinanziamento sarà distribuita dalla Commissione sulla base dell’ordine di consegna dei piani nazionali elaborati dagli Stati. L’Italia dovrebbe rispettare la scadenza, indicativa, del 30 aprile fissata da Bruxelles. Ma alcuni paesi consegneranno prima.

La corsa al Recovery: quali paesi sono in pole?

Il 30 aprile è la scadenza, indicativa, fissata dalla Commissione europea per la presentazione dei piani nazionali di Recovery elaborati dagli Stati membri dell’Ue per poter accedere ai fondi del Next Generation Eu da 750 miliardi.

Finora sono quattro i primi della classe: Grecia, Spagna, Francia, e Portogallo. L’ordine di arrivo non è mera tecnicalità: la quota di prefinanziamento (il 13% del totale del piano) sarà distribuita dalla Commissione, forse già a luglio, sulla base dell’ordine di consegna dei piani. Vediamo i casi spagnolo e greco.

Spagna

Madrid ha tutte la carte in regola. Probabilmente già nei prossimi giorni presenterà il suo piano a Bruxelles. La Spagna, con i 72 miliardi che dovrebbe ricevere entro il 2023, è il primo beneficiario del Recovery per sovvenzioni, secondo se si contano anche i prestiti (dopo l’Italia). Secondo il piano elaborato dal governo spagnolo, che prevede 110 progetti di investimenti e 102 riforme, il Pil dovrebbe salire di due punti percentuali l’anno da qui al 2026.

Grecia

Anche Atene, che avrà dal Next Generation Eu poco più di 30 miliardi di euro (17,8 in sussidi e 12,7 in prestiti), è già pronta. Il piano, che include 170 progetti, dovrebbe fare crescere il Pil ellenico del 7% entro il 2026, creare 180 mila posti di lavoro e mobilitare 54 miliardi di investimenti privati.

Altri Paesi sono invece più in difficoltà. In particolare, Paesi Bassi e Finlandia hanno già lasciato intendere che probabilmente non saranno in grado di rispettare la scadenza di fine mese.

L’Italia, che con il governo di Mario Draghi, ha rivisto tutto il piano, è impegnata in una corsa contro il tempo. Il presidente del Consiglio ha tuttavia assicurato, nei giorni scorsi, che il Pnrr sarà pronto per il 30 aprile.

Ciò che però realmente preoccupa Bruxelles è la ratifica delle decisioni sulle risorse proprie. Senza questa, che deve avvenire in tutti i 27 Stati membri, l’Ue non può indebitarsi. E quindi addio ai 750 miliardi. Finora 17 paesi hanno completato la ratifica. Ne mancano 10 all’appello: Germania, Polonia, Paesi Bassi, Finlandia, Ungheria, Austria, Romania, Estonia, Lituania e Irlanda.

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