La controffensiva di Kiev si svolge in Ucraina, ma anche a livello mediatico. Negli ultimi giorni alcune testate statunitensi, tedesche e olandesi hanno pubblicato indiscrezioni sul sabotaggio di Nord Stream (il gasdotto che unisce la Russia alla Germania).
Tre mesi prima delle esplosioni, l’agenzia d’intelligence militare olandese ha avvisato la Cia di aver intercettato un piano dei militari ucraini per attaccare il gasdotto. I dettagli coincidono con un’inchiesta già emersa in precedenza condotta dalla Germania. La Cia ha condiviso l’informazione con gli alleati e li ha rassicurati di aver dissuaso Kiev a non procedere. Poche settimane dopo, tre delle quattro linee del sistema Nord Stream sono saltate in aria.
Da mesi ormai, l’amministrazione Biden nei suoi colloqui privati sostiene che non ci sono prove decisive che puntano a una responsabilità della Russia.
Non è affatto detto che queste informazioni siano effettivamente vere. Si può però sostenere che, diffondendole ora, servono a spiegare a Russia e Germania che gli Stati Uniti non sono dietro alle operazioni dell’Ucraina fuori dai suoi confini. E hanno, inoltre, l’effetto di delegittimare la volontà dell’Ucraina di entrare nella Nato: come si fa ad ammettere un paese che ha condotto un atto di guerra contro uno Stato membro?
Infine, gli inquirenti tedeschi trattano con sospetto la Polonia: non l’hanno coinvolta nelle indagini sul Nord Stream, diversamente da altri paesi limitrofi, perché il territorio polacco sarebbe stato usato per sabotare il gasdotto. Berlino ritiene coinvolta in qualche modo Varsavia?