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Con la Brexit, il Regno Unito ha abbandonato il programma Erasmus+, segnando la fine di un’epoca per migliaia di studenti, ricercatori e docenti. Dal 2021 Londra ha deciso di non aderire al nuovo ciclo del programma europeo 2021-2027, considerandolo troppo costoso e squilibrato: gli studenti europei in arrivo erano molti di più rispetto ai britannici in uscita.
Dati impietosi: mobilità in picchiata su entrambi i fronti
Le conseguenze si vedono chiaramente nei numeri. Gli studenti europei accolti nel Regno Unito sono passati da quasi 75.000 nel 2018 a meno di 10.000 nel 2024. E ancora peggio è andata ai giovani britannici in partenza: da oltre 40.000 nel 2019 a soli 10.000 nel 2024. Un crollo verticale che certifica la perdita di attrattività e accessibilità del sistema accademico inglese post-Brexit.
Il “piano B” britannico si chiama Turing, ma non decolla
Nel 2021 il governo britannico ha provato a rimediare con il lancio del Turing Scheme, un programma alternativo pensato solo per gli studenti del Regno Unito. Ma la risposta è stata tiepida e limitata, soprattutto rispetto alla portata internazionale di Erasmus+. La mancanza di reciprocità e il minor appeal globale hanno reso il Turing Scheme un progetto meno efficace e poco competitivo.
Una scelta che isola i giovani e impoverisce la formazione
La fuoriuscita dal programma Erasmus+ non è solo una questione di numeri, ma di visione culturale e strategica. Meno mobilità significa meno confronto, meno crescita personale e professionale per le nuove generazioni. E nel lungo termine, il Regno Unito rischia di pagare caro l’isolamento accademico, perdendo attrattività e reti internazionali.