
Il Liechtenstein, regno del segreto bancario e della discrezione finanziaria, è in crisi. Le sanzioni imposte a partire dal 2022 contro le élite russe hanno congelato centinaia di trust gestiti nel principato. Il Financial Times racconta di una vera emergenza: dirigenti dimissionari, società zombie e fondi fiduciari senza guida.
Sotto attacco i custodi dei patrimoni russi
Le dimissioni di massa sono la diretta conseguenza della stretta americana. Nel 2024 l’amministrazione Biden ha colpito entità chiave legate al Liechtenstein, minacciando anche sanzioni secondarie. L’autorità finanziaria locale ha imposto la rottura dei rapporti con clienti russi: i gestori se ne sono andati, lasciando i fondi senza timone.
Yacht, jet privati e immobili di lusso bloccati nei trust
Impossibile stimare con precisione i capitali congelati. Si parla di almeno 5 milioni di dollari in contanti, ma soprattutto miliardi in beni materiali: barche, ville, jet e asset aziendali familiari. Il cuore dell’economia liechtensteinese – un settore finanziario che vale un quinto del Pil – è ora sotto pressione.
Vaduz teme per la sua reputazione
Il rischio? Perdere lo status di piazza finanziaria affidabile. Il Fondo Monetario Internazionale stima che la capitale finanziaria del principato gestisca capitali nel loro complesso pari a 100 volte il Pil del Paese. Intanto il numero di fondazioni è crollato da 80.000 a 20.000. Pur sempre una ogni due abitanti, ma in netto calo.
Legami (troppo) stretti con la Russia
Negli anni, Vaduz ha mantenuto rapporti stretti con Mosca. L’ex premier Klaus Tschütscher è stato console onorario russo fino al 2022. Intanto, sempre più fiduciari locali finiscono nella black list Usa, come il controverso Anton Wyss, accusato di occultare beni per conto di oligarchi russi.
Una trasformazione obbligata (ma dolorosa)
Il Liechtenstein vuole cambiare volto, liberarsi dall’immagine di rifugio per ricchezze opache. Ma la crisi dei trust è solo la punta dell’iceberg. Anche Svizzera e Austria sono in difficoltà. Secondo la Bce, l’Europa ha per anni alimentato economie autoritarie, favorendo la concentrazione di potere e l’escalation bellica.