Ucraina, Draghi: “Non ci volteremo dall’altra parte”. L’Italia entra in guerra?

Il premier durante le comunicazioni in Senato e poi alla Camera sugli sviluppi della crisi internazionale innescata dalla Russia: “Con l’invasione finisce l’illusione che la pace sia scontata ma io continuerò a cercarla”. Il Parlamento europeo approva la risoluzione sull'Ucraina

Ucraina, Draghi: “Non ci volteremo dall’altra parte”

“L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia segna una svolta decisiva nella storia europea”. Lo ha detto il presidente del Consiglio, Mario Draghi, durante le comunicazioni in Senato - e poi alla Camera - sugli sviluppi della crisi ucraina.

“Negli ultimi decenni, molti si erano illusi che la guerra non avrebbe più trovato spazio in Europa. Che gli orrori che avevano caratterizzato il Novecento fossero mostruosità irripetibili. Che l’integrazione economica e politica che avevamo perseguito con la creazione dell’Unione Europea ci mettesse a riparo dalla violenza. Che le istituzioni multilaterali create dopo la Seconda Guerra Mondiale fossero destinate a proteggerci per sempre - ha detto Draghi -. In altre parole, che potessimo dare per scontate le conquiste di pace, sicurezza, benessere che le generazioni che ci hanno preceduto avevano ottenuto con enormi sacrifici”.

Poi, alla Camera, ha aggiunto: “Non è vero che ci siamo rassegnati a non perseguire la pace, non c’è alcuna rassegnazione. Vi ringrazio molto del ruolo che alcuni mi vogliono attribuire. Ma io credo che non occorra cercare un ruolo, ma cercare la pace, e su questo potete contare che lo farò con tutta la mia volontà, senza pausa”.

Ora “tocca a noi tutti decidere come reagire. L’Italia non intende voltarsi dall’altra parte”, ha continuato il premier nell’Aula del Senato. Che poi in replica ha precisato: “Da tutto ciò se ne esce con la pace, col dialogo, ma ho l’impressione che questo non sia il momento. Verrà il momento del dialogo e per questo bisogna tenere l’attenzione vigile, occorre afferrare quel momento quando si presenta.”

Alla fine, il Senato, con 244 voti favorevoli, 13 contrari e 3 astenuti, ha approvato la risoluzione bipartisan presentata dalla maggioranza e da Fratelli d'Italia sulle comunicazioni del presidente del Consiglio.

L’Italia ha risposto all’appello del presidente Zelensky - ha spiegato Draghi – “che aveva chiesto equipaggiamenti, armamenti e veicoli militari per proteggersi dall’aggressione russa. È necessario che il governo democraticamente eletto sia in grado di resistere all’invasione e difendere l’indipendenza del Paese. A un popolo che si difende da un attacco militare e chiede aiuto alle nostre democrazie, non è possibile rispondere soltanto con incoraggiamenti e atti di deterrenza. Questa è la posizione italiana, dell’Unione Europea, dei nostri alleati.”

Putin non avrà preso bene le parole di Draghi. Dal punto di vista di Mosca, si tratta di un atto (in)diretto di guerra da parte del nostro paese. Ma, qualora il convoglio che trasporterà gli armamenti in Ucraina dovesse essere colpito dall’esercito russo, si tratterebbe anch’esso di un atto di guerra.

Intanto, con 637 voti a favore, il Parlamento europeo approva la risoluzione sull’Ucraina. All’interno del documento approvato si toccano vari temi, dalle sanzioni alla Bielorussia, alle restrizioni sull’importazione di gas, fino al sostegno alle proteste in Russia e Bielorussia passando per la possibile apertura per l’ingresso dell’Ucraina nell’Ue.

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