Merkel torna a parlare del rapporto con Putin e dell’episodio del cane. Ma nessuna autocritica

L’ex cancelliera: “Non fu un errore la diplomazia con Putin”. E respinge le accuse di poco lungimiranza, soprattutto in tema di dipendenza energetica (da Mosca)

Merkel torna a parlare di Putin e dell’episodio del cane. Ma...

Una fase post-Merkel così spiacevole e dura non poteva certo immaginarlo. Negli ultimi mesi, in seguito all’invasione russa dell’Ucraina, è emersa la modesta lungimiranza della politica economica tedesca nel decidere di affidarsi sostanzialmente a un solo paese, la Federazione russa, per il proprio fabbisogno energetico, anziché diversificare le proprie fonti di approvvigionamento.

Il ritorno. Ora, dopo mesi di silenzio e di accuse lanciate contro l’era Merkel (durata 16 anni) anche se in realtà la dipendenza energetica da Mosca affonda le proprie radici in periodi ben precedenti, l’ex cancelliera torna a parlare, rilasciando un’intervista alla ‘Berliner Ensamble’, per dire parole chiare sulla sua politica e sul suo ruolo.

Mosca-Kiev. La brutale guerra all’Ucraina mossa da Putin “non ha alcuna giustificazione, nessuna scusante”, ed è “un grande errore, che viola tutte le norme internazionali”. “Ho sempre cercato un modus vivendi che non portasse alla guerra. Una coesistenza con la Russia”. Oggi la situazione è diversa. “L’Ucraina non può esser lasciata sola”.

Formato Normandia. “Non posso rimproverarmi di non aver tentato abbastanza. È triste che non sia riuscito, ma per fortuna io ci ho provato a sufficienza”, ha detto citando gli sforzi diplomatici del formato Normandia, assieme al presidente francese. L’Europa deve anche chiedersi “cosa possa fare”, rimarcando che “non porterebbe bene” una collaborazione fra Russia e Cina.

Incontro con il cane di Putin. L’ex cancelliera ha raccontato anche qualche dettaglio inedito. “Ora posso dire che, quando visitai Putin a Sochi, nella famosa visita del cane, lui mi disse che la caduta dell’Urss era stata la più grande catastrofe del Ventesimo secolo. Io gli risposi che per me era stato fra gli eventi più belli della mia vita”. La guerra fredda per lui non è mai finita, e non si è riusciti a costruire un’architettura securitaria che tenesse, la chiosa. No, l’accoglienza con quel cagnone (famoso in effetti) non era affatto un gesto amichevole, ha spiegato: “Sapeva che ne avevo paura. Ma una brava cancelliera deve cavarsela anche con un cane”, ha ironizzato.

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