Emancipare i Balcani occidentali dai combustibili fossili provenienti dalla Russia

Il nuovo obiettivo dell’Ue

Emancipare i Balcani dai combustibili fossili provenienti dalla Russia

In una conferenza stampa con il primo ministro della Macedonia del Nord Dimitar Kovačevski, il presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha annunciato che Bruxelles ha impegnato 500 milioni di euro per l’ammodernamento delle infrastrutture energetiche nei Balcani occidentali.

L’obiettivo dell’Ue è di emancipare tutti i Balcani occidentali – Serbia, Bosnia Erzegovina, Montenegro, Macedonia del Nord, Kosovo, Albania - dai combustibili fossili provenienti dalla Russia. Per farlo, le istituzioni comunitarie ricorrono allo strumento finanziario. Parte del sostegno ai paesi balcanici sarà infatti attraverso l’acquisto congiunto di gas sul mercato spot globale. Dunque, nulla di strutturale e risolutivo.

C’è poi il nodo Belgrado. Il presidente della Serbia Aleksandar Vučić è visibilmente infastidito dalle politiche energetiche approntate da Bruxelles e imposte (indirettamente) anche ai paesi non membri dell’Ue. Le sanzioni comunitarie alla Russia ostruiscono il flusso di idrocarburi verso la Serbia, dopo tutti gli sforzi di Vučić per ottenere da Mosca la proroga di tre anni al contratto per le forniture di gas naturale russo a prezzi politici vantaggiosi.

L’ultimo pacchetto di sanzioni prevede poi il blocco al greggio russo via nave, danneggiando direttamente l’economia: attualmente la Serbia – che non ha sbocchi sul mare – si approvvigiona di petrolio primariamente attraverso i porti della Croazia sul Mare Adriatico, ma questi collegamenti verranno interrotti quando a dicembre entrerà in vigore il blocco all’import di petrolio russo trasportato via nave.

In tale contesto, il presidente serbo pare molto più interessato a stringere rapporti con il rivale numero uno di von der Leyen: il premier dell’Ungheria Viktor Orbán. In base agli accordi intra-comunitari, Budapest non solo continuerà a ricevere greggio dalla Russia attraverso l’oleodotto Družba, esente da sanzioni, ma si è anche proposta di costruire entro due anni un oleodotto del valore di 100 milioni di euro circa per il trasporto di petrolio russo in Serbia.

La volontà di Orbán di estendere l’influenza ungherese ai Balcani occidentali non è una novità: il manifesto programmatico in sette punti per una nuova Europa conservatrice prevede proprio l’ingresso della ‘filorussa’ Serbia nell’Ue.

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