Singapore, l’autocrazia “felice” che piace ai cittadini

Sessant’anni di indipendenza, un’economia da record e regole rigidissime: il Paese del Sud-Est asiatico vive sotto un’autorità ferrea ma approvata dalla maggioranza

Singapore, l’autocrazia “felice” che piace ai cittadini
Singapore

Singapore compie 60 anni da Stato indipendente e li celebra in grande stile con lo slogan “Majulah Singapura” – avanti Singapore. La città-Stato del Sud-Est asiatico è oggi un laboratorio politico unico al mondo: una “dittatura soft” che unisce benessere diffuso e controllo capillare.
Il patto è chiaro: i cittadini accettano regole ferree in cambio di un Pil in crescita costante, tassi di povertà quasi inesistenti e una delle aspettative di vita più alte al mondo.

Regole di ferro per un ordine perfetto

Le norme a Singapore sono rigidissime. Vietato fumare in strada se non in aree designate, proibita la vendita di chewing gum – con multe fino a 1.000 dollari, raddoppiate per i recidivi – e costi proibitivi per le auto private: una licenza può arrivare a 84 mila dollari. L’obiettivo? Ridurre traffico e inquinamento, spingendo verso trasporti pubblici ed elettrici.

Un Paese ricco, ma non per tutti

Nonostante l’assenza di un salario minimo nazionale e un ampio ricorso a manodopera straniera a basso costo, soprattutto da India e Bangladesh, Singapore mantiene un equilibrio sociale apparentemente granitico. Il benessere complessivo, il basso tasso di criminalità e servizi pubblici efficienti contribuiscono a mantenere alto il consenso verso il People’s Action Party, al potere da decenni con 87 seggi su 97 in Parlamento.

Multiculturalità e soft power

La città è un mosaico di culture: quartieri come Little India, Chinatown e le vie arabe convivono con centri finanziari futuristici, street food stellato Michelin e musei che celebrano anche il contributo dei migranti. La diversità è una bandiera, ma sempre all’interno di confini ben delineati dal governo.

Il segreto del consenso

Crisi globali, scandali politici e persino le tensioni interne alla famiglia del fondatore Lee Kuan Yew non hanno scalfito la leadership. La stabilità politica e la vocazione a hub tecnologico e finanziario rendono Singapore un attore centrale nella geopolitica asiatica. Qui, il compromesso è accettato: in cambio di regole severe, i cittadini ottengono lavoro, istruzione di qualità e sanità pubblica.

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