La Polonia è ritornata in Europa?

Il premier polacco in carica Mateusz Morawiecki ha perso il voto di fiducia lunedì, spianando la strada a un’ampia coalizione di partiti pro-Ue guidata da Donald Tusk

Varsavia è ritornata in Europa?
Donald Tusk

Donald Tusk è stato eletto dal parlamento polacco nuovo presidente del Consiglio dei ministri. A favore del nuovo premier hanno votato 248 deputati, contro 201 parlamentari.

Il voto pone fine a otto anni di governo del partito nazionalista Diritto e Giustizia (PiS), che secondo i critici ha minato l’indipendenza della magistratura, trasformato i media di proprietà dello Stato in uno strumento di propaganda, e fomentato i pregiudizi contro minoranze come gli immigrati e la comunità LGBT, costruendo un regime “illiberale” perché privo dei controlli sul potere politico.

Tusk, ex presidente del Consiglio europeo, ha promesso di ricucire le relazioni di Varsavia con Bruxelles e di sbloccare i miliardi di fondi destinati alla Polonia che sono stati trattenuti a causa delle preoccupazioni sullo stato di diritto.

La Polonia è dunque ritornata in Europa?

In primo luogo, occorre precisare che il presidente della repubblica Andrzej Duda (in carica fino al 2025) potrà porre il veto a qualsiasi legge della nuova maggioranza, veto neutralizzabile solamente da una maggioranza qualificata dei 3/5 dei parlamentari di entrambe le Camere (impossibile da raggiungere).

In secondo luogo, la Polonia continua ad essere un Paese nazionalista. Il nazionalismo ha radici profonde nella storia del Paese, è fonte di una identità esclusiva. Il rapporto di Varsavia con l’Ue è strumentale e, in particolare, collegato ai finanziamenti di Next Generation Eu (35,4 miliardi che, insieme ai fondi strutturali, rappresentano il 2,6 per cento del Pil nazionale), che la Commissione europea ha finora bloccato per via delle politiche giudiziarie del PiS.

Le elezioni polacche del 15 ottobre scorso hanno così fermato un governo antieuropeista, ma non necessariamente hanno fatto emergere un Paese europeista.

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