
La Polonia ha un nuovo presidente. Si chiama Karol Nawrocki, ha un passato da pugile e hooligan, ed è sostenuto dal partito sovranista PiS. Con il 50,89% dei consensi, ha battuto di misura l’europeista Rafal Trzaskowski, fermo al 49,11%. Una nazione spaccata in due: l’ovest progressista ha votato Trzaskowski, l’est conservatore ha scelto Nawrocki.
Una mobilitazione che premia la destra
L’affluenza ha toccato il 71,63%, ma a differenza di due anni fa – quando premiò il centrismo di Donald Tusk – questa volta ha galvanizzato l’elettorato di destra. Decisivo l’appoggio dell’estrema destra di Confederazione: l’87% dei suoi elettori ha scelto Nawrocki.
Città contro campagne, giovani divisi
Trzaskowski vince nelle grandi città e tra i polacchi all’estero (63,5%), ma perde nel cuore rurale del Paese. Persino tra gli under 30, Nawrocki prevale con il 52,9%. Il voto conferma la frattura generazionale, territoriale e ideologica della Polonia.
Il passato che non pesa (più)
Nawrocki è un candidato controverso: legami con ambienti neonazisti e scandali personali non hanno fermato la sua ascesa. L’ex presidente Kwasniewski accusa: “Hanno votato per fede, non per ragione”. E punta il dito contro la crisi di fiducia nelle istituzioni e nei media.
Un risultato che fa discutere
La vittoria di Nawrocki segna un ritorno del nazionalismo in un Paese già scosso da profonde tensioni sociali. Ora resta da vedere quale direzione prenderà la Polonia, tra spinte sovraniste e il difficile equilibrio con Bruxelles. Con Putin che resta alla finestra.