
Un fatto senza precedenti nella storia recente: Teheran, una metropoli da 15 milioni di abitanti, deve essere trasferita. Una scelta che appare quasi incredibile — eppure inevitabile. Il territorio che la ospita non è più in grado di sostenerla, schiacciato da crisi ambientale, degrado delle risorse e condizioni climatiche sempre più estreme.
Siccità record: sei anni senza tregua
L’Iran sta vivendo il suo sesto anno consecutivo di siccità, accompagnato dal periodo più caldo degli ultimi 60 anni. Le riserve idriche, già fragili, sono ormai al collasso. È il risultato di una combinazione esplosiva: cambiamenti climatici, agricoltura industriale a forte consumo d’acqua e una crescita demografica che il territorio non riesce più a sostenere.
“È un obbligo”: l’allarme del presidente Pezeshkian
La conferma arriva direttamente dal presidente iraniano Masoud Pezeshkian, che ha definito lo spostamento della capitale «un obbligo» per la sopravvivenza del Paese. “Ignorare l’ambiente significa firmare la nostra distruzione”, ha dichiarato il leader iraniano in un’intervista diffusa dall’agenzia ufficiale IRNA. Una frase che sintetizza la gravità del momento e l’urgenza delle misure da adottare.
Una crisi che pesa sui più fragili
Mentre a livello istituzionale si discute di una colossale operazione logistica — destinata a durare anni — la crisi è già realtà quotidiana per milioni di persone. I quartieri più poveri della capitale affrontano rubinetti a secco, rifornimenti intermittenti e una crescente tensione sociale. Teheran, terza città più popolosa del Medio Oriente, non ha più l’acqua necessaria per vivere.
Una migrazione interna senza precedenti
Il trasferimento della capitale rappresenterebbe una delle più grandi operazioni urbanistiche della storia moderna. Il governo sta valutando nuove aree idonee, mentre la comunità internazionale osserva con crescente attenzione un caso che potrebbe diventare simbolo globale degli effetti estremi della crisi climatica.



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