L’addio amaro di Luciano a Benetton

Gli ultimi anni difficili del gruppo di Ponzano Veneto fondato nel 1965: dal crollo del ponte Morandi ai problemi finanziari

L’addio (con rancore) di Luciano a Benetton
Luciano Benetton

Luciano Benetton sceglie il Corriere della Sera per annunciare il suo addio al gruppo fondato con la sorella Giuliana e i fratelli Gilberto e Carlo nel lontano 1965. Una lunga intervista con i motivi del suo passo indietro e un’accusa diretta al ceo Massimo Renon e ai manager che lo circondano colpevoli di aver nascosto “un buco di bilancio drammatico” attorno, a suo dire, a 100 milioni di euro.

Parole che l’amministratore delegato non commenta, ma alle quali si dice pronto a rispondere per vie legali. “Una perdita significativa rispetto alle previsioni del piano triennale ma non un buco”, aggiungono da Edizione, la cassaforte di famiglia alla cui presidenza c’è il figlio Alessandro.

La holding - che tra le sue partecipazioni ha Generali, Mediobanca, Cellnex, Mundys, Avolta (l'ex Autogrill-Dufry) - è pronta alla “necessaria discontinuità” nella gestione manageriale e a intervenire, nei prossimi anni, con 260 milioni di euro a sostegno del piano di riorganizzazione e rilancio di Benetton.

Una crisi che sembra non trovare una fine per un gruppo che, secondo gli ultimi dati disponibili (2022), è in 80 Paesi nel mondo e conta più di 3.700 negozi. “La somma dei disavanzi dal 2013 ad oggi supera il miliardo di euro”, evidenzia Gianni Boato, segretario generale della Femca Cisl di Treviso.

“Mi sono fidato e ho sbagliato. Sono stato tradito nel vero senso della parola”, è lo sfogo sul Corsera di Luciano Benetton uscito dall’azienda nel 2012 “con la società - ricorda - in salute, un fatturato di 2 miliardi e in utile, anche se la logica dice che si può sempre fare meglio”. Poi il rientro nel 2018, “solo dopo una forte insistenza da parte di mio fratello Gilberto, poco prima della sua scomparsa”. Un anno che peraltro segnò la famiglia anche per la tragedia del crollo del ponte Morandi a Genova.

Nel 2020, infine, l’arrivo del nuovo ceo, che però non segna un nuovo inizio. “La scelta cade su un candidato che viene dalla montagna, mi fa simpatia, mi dico ‘scarpe grosse cervello fino’”. In più, “si presenta con apparente volontà di capire e farsi carico dei problemi, compresa la compagine manageriale da integrare”, racconta Benetton che il 13 maggio ha compiuto 89 anni. A questa età pensava forse a un’altra uscita di scena. Un vincente che si riscopre perdente.

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