
L’amministratore delegato di Leonardo, Roberto Cingolani, ha ammesso in un’intervista al Corriere della Sera ciò che il governo Meloni nega da due anni: le esportazioni di armamenti verso Israele non si sono mai fermate, nemmeno dopo il 7 ottobre 2023.
Dietro la difesa di facciata — “eravamo obbligati a rispettare i contratti” — si nasconde la realtà di un sistema che ha continuato a fornire supporto tecnico e ricambi militari a Tel Aviv, mentre Gaza veniva bombardata.
Contratti mai sospesi, governo in silenzio
Leonardo, controllata dallo Stato, ha proseguito l’export grazie a licenze rilasciate prima del 7 ottobre, mai revocate dalla Farnesina, nonostante la legge italiana preveda la sospensione in caso di violazioni dei diritti umani.
Secondo Cingolani, la società avrebbe agito “per obbligo legale”, ma la realtà è che il governo non ha mai emanato il decreto di sospensione. Una “dimenticanza” che oggi appare come una scelta deliberata.
La smentita dei fatti (e delle bugie)
Per mesi il ministro Tajani ha rassicurato l’opinione pubblica: “Tutto bloccato”.
La premier Meloni aveva parlato addirittura di “pezzi di radio” o “componenti innocue per aerei destinati agli Usa”.
Ma oggi le parole di Cingolani smentiscono ogni versione ufficiale: Leonardo ha continuato a garantire assistenza tecnica e ricambi a Israele, con personale coinvolto da remoto e — secondo fonti interne — anche sul campo.
Un cortocircuito politico e morale
Nel tentativo di difendersi, Cingolani ha ammesso che “la Farnesina e l’Uama stanno valutando se sospendere le licenze”, rivelando così che fino ad oggi nulla è stato fermato.
Un paradosso che mette in luce il cortocircuito politico tra governo e industria bellica: lo Stato che controlla Leonardo è lo stesso che avrebbe dovuto fermarla. Eppure la legge 185/1990 è chiara, ma la sua applicazione è rimasta lettera morta.
Leonardo tra business e responsabilità
La multinazionale è coinvolta in forniture di elicotteri, componenti per caccia M-346, sistemi radar e progetti congiunti con Israele. Ma il suo amministratore delegato sostiene di non poter intervenire su società controllate come Rada o DRS perché “sotto giurisdizioni diverse”.
Un’ammissione che conferma la debolezza del controllo pubblico su un settore che continua a generare profitti miliardari mentre la guerra divora vite umane.
Il bluff è servito
La maschera è caduta: l’Italia, pur proclamandosi neutrale, resta parte attiva nella macchina bellica israeliana. E le parole di Cingolani, più che difendere Leonardo, inchiodano il governo alle proprie responsabilità.
Perché le armi non si muovono da sole — e il silenzio, in questo caso, pesa come il piombo.