Delocalizzazioni, la fuga all’estero delle imprese francesi

Dal 1980, la quota dell’industria nel Pil francese è diminuita di 10 punti, raggiungendo il 13,4% del valore aggiunto nel 2018. E il ‘peso’ dell’occupazione industriale sul totale è passato dal 25% nel 1974 al 10% nel 2018.

Delocalizzazioni, la fuga all’estero delle imprese francesi

Le scelte fiscali non sono senza conseguenze. Talvolta, come in Francia, contribuiscono a distorcere il sistema produttivo e a indebolire il suo nucleo, il tessuto industriale. Questo indebolimento, a sua volta, indebolisce il sistema tributario. Ne sa qualcosa il paese transalpino dove le aziende hanno delocalizzato più dei loro vicini europei.

“Nel 2017, le 4.900 imprese multinazionali francesi (escluso il settore bancario e i servizi non commerciali) controllavano 43.600 filiali straniere in più di 190 paesi – rivela un rapporto di France Stratégie, un’istituzione collegata al primo ministro -. La creazione di queste filiali è un aspetto importante dell’internazionalizzazione dell’economia francese. Le loro vendite cumulative sono più del doppio del livello delle esportazioni di beni e servizi, e solo gli Stati Uniti sono a un livello più alto”.

Il rapporto specifica che l’occupazione nelle filiali industriali straniere dei gruppi francesi corrisponde al 62% dell’occupazione nel settore industriale in Francia. Ben al di sopra di altri competitors europei: 52% nel Regno Unito, 38% in Germania, 26% in Italia e 10% in Spagna. In altre parole – spiegano Henri Lagarde e Richard Robert su lavoce.info - “la sovra-tassazione del lavoro e delle attività produttive porta le imprese francesi a intraprendere quella che si potrebbe chiamare una evasione industriale”. In pratica, creano le loro fabbriche e assumono dipendenti all’estero.

E anche se una parte del reddito generato da questi investimenti torna in Francia, riflettendosi nella bilancia delle partite correnti, “il primo effetto di queste scelte è un indebolimento del tessuto industriale - aggiungono Lagarde e Robert -. Dal 1980, la quota dell’industria nel Pil francese è diminuita di 10 punti, raggiungendo il 13,4% del valore aggiunto nel 2018 (il 10% per la manifattura). La quota di occupazione industriale sul totale è passata dal 25% nel 1974 al 10% nel 2018.”

L’Italia, da parte sua, ha mostrato una maggiore capacità di resistere alla deindustrializzazione: l’industria rappresenta ancora il 19,7% del Pil. Ma occorre considerare – precisano Lagarde e Robert - che “tra i primi anni Duemila e il 2016, il numero di imprese industriali con più di 20 dipendenti è sceso del 23% in Italia, mentre è aumentato del 2% in Germania. In Francia è, invece, crollato di quasi il 40%”.

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