
Colpo durissimo per Meta. Il Tribunale commerciale di Madrid ha condannato il gruppo guidato da Mark Zuckerberg a versare 479 milioni di euro agli editori digitali spagnoli, accusati di avere subito una concorrenza sleale a causa delle pratiche di raccolta e utilizzo dei dati degli utenti su Facebook e Instagram. La sanzione è la più alta mai inflitta in Spagna al colosso della Silicon Valley.
La denuncia degli editori
Il procedimento nasce dall’azione congiunta di 87 testate online e agenzie di stampa, che hanno accusato Meta di utilizzare in modo illegittimo i dati degli utenti per alimentare la pubblicità comportamentale. Secondo gli editori, questo meccanismo avrebbe alterato la concorrenza nel mercato, penalizzando chi non può contare su una banca dati così estesa e dettagliata.
Il Tribunale: Meta ha ottenuto un vantaggio competitivo scorretto
Nella sentenza, i giudici spagnoli parlano chiaro: l’azienda avrebbe ottenuto un “significativo vantaggio competitivo” grazie alla raccolta di informazioni personali sfruttate a fini pubblicitari, in violazione del GDPR. Il riferimento è anche all’ecosistema integrato di app — Facebook, Instagram e WhatsApp — che permette a Meta di incrociare dati e potenziare il targeting pubblicitario.
Una decisione destinata a fare scuola in Europa
La vicenda non è chiusa: Meta potrà impugnare la sentenza. Ma la portata del provvedimento è già considerata un precedente rilevante nel dibattito europeo sulla regolazione delle big tech e sulla tutela del mercato pubblicitario digitale.
In uno scenario in cui l’AI rende ancora più delicata la gestione dei dati personali, la Spagna manda un segnale forte: le regole si applicano a tutti, anche ai giganti globali.



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