Un algoritmo per gonfiare i prezzi. È l’accusa contro Amazon

Un sistema che avrebbe fatto guadagnare al colosso di Seattle un miliardo di dollari in più

Un algoritmo per gonfiare i prezzi. È l’accusa contro Amazon

Per massimizzare i profitti derivanti dall’e-commerce, Amazon avrebbe utilizzato una serie di strategie illecite, compreso un algoritmo capace di monitorare per quali prodotti fosse possibile aumentare il prezzo con la previsione che l’avrebbero poi fatto anche altri negozi online. Metodo che sarebbe costato ai consumatori statunitensi oltre un miliardo di dollari.

È questa l’accusa mossa dalla Commissione federale del Commercio (Ftc) statunitense in una causa partita a settembre presso il tribunale distrettuale degli Stati Uniti a Seattle, della quale si sono iniziati a conoscere alcuni dettagli solo lo scorso 2 novembre. Tra questi, spicca l’algoritmo che all’interno del colosso fondato da Jeff Bezos sarebbe stato definito con il nome in codice di “Project Nessie”.

“Nessie - ha spiegato il portavoce di Amazon Tim Doyle - veniva utilizzato per cercare di impedire che il nostro abbinamento dei prezzi portasse a risultati insoliti, per via dei quali essi diventassero così bassi da essere insostenibili”, quindi lo strumento è definito “grossolanamente e in modo errato” dalla Ftc.

Secondo l’agenzia governativa, Amazon avrebbe invece iniziato a testare l’algoritmo nel 2010 proprio con lo scopo di capire se altri rivenditori online monitorassero i suoi prezzi e, nell’eventualità che ciò avvenisse, per aumentarli. In tale maniera, secondo l’accusa, la società di Seattle avrebbe continuato a vendere alcuni prodotti a un prezzo gonfiato.

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