Nei primi nove mesi del 2024, su oltre 6,2 milioni di attivazioni di contratti nel complesso, 2,33 milioni sono avvenuti con la definizione di un orario part time mentre 3,88 milioni erano full time.
È quanto salta fuori dalle tabelle pubblicate dall’Inps sull’Osservatorio del mercato del lavoro dal quale emerge che la percentuale di contratti attivati con orario ridotto è del 37,51%.
Se si guarda alle attivazioni di contratto a tempo indeterminato (escluse le trasformazioni di contratto a termine), a fronte di 669.901 contratti stabili firmati tra gennaio e settembre, ce ne erano 315.836 con part time, pari al 47,15% del totale.
La modalità di part time più utilizzata nei primi nove mesi del è quella cosiddetta orizzontale che prevede una riduzione delle ore su base giornaliera (si lavora tutti i giorni previsti ma per meno ore al giorno).
Alla luce di quanto emerge dai dati, non sarebbe forse meglio conteggiare anche le ore lavorate piuttosto che limitarsi a rilevare il numero dei contratti attivati? In altre parole, non sarebbe più opportuno analizzare anche gli aspetti qualitativi del lavoro?