La settimana lavorativa corta è una realtà in molti paesi. Ma non in Italia

Sebbene l’evidenza empirica mostri vantaggi sia per le imprese che per i lavoratori (più tempo libero a disposizione da dedicare a sé stessi, meno stress e livelli produttivi più alti) e persino per l’ambiente, nel nostro paese il dibattito non è neanche cominciato

La settimana lavorativa corta è una realtà in molti paesi. Ma non in Italia

Si allunga la lista dei paesi e delle aziende che hanno deciso di introdurre la settimana lavorativa corta. D’altronde, i vantaggi della settimana lavorativa corta sono numerosi: in questo modo si ha più tempo libero a disposizione da dedicare a sé stessi e alla famiglia; inoltre i livelli di produttività, fattore non trascurabile, sarebbero più alti. Oltre a combattere lo stress e i casi di burnout, recarsi in ufficio solo quattro giorni invece di cinque aiuta a ridurre le emissioni di gas serra. Il paradigma è intuitivo: si consuma di meno, si inquina di meno.

Ecco alcune esperienze in atto.

Scozia. Grazie a un progetto pilota del governo, lo scorso anno è stato introdotta per la prima volta la settimana lavorativa di quattro giorni. Le istituzioni locali hanno scelto di sostenere tutte quelle aziende disposte a sperimentare una riduzione del 20% dell’orario di lavoro dei loro dipendenti.

Belgio. È uno degli Stati europei che da quest’anno permetterà ai suoi cittadini di lavorare soltanto quattro giorni a settimana (senza alcuna riduzione di stipendio, anche se il monte ore complessivo non varia). I dipendenti hanno la possibilità di richiedere una riduzione dei giorni lavorativi offrendosi di lavorare per più ore durante la settimana corta e scegliere di cambiare la distribuzione del monte ore lavorativo durante la settimana anche ogni sette giorni: in questo modo possono usufruire della settimana corta al bisogno e tornare alla settimana lavorativa tradizionale quando vogliono.

Islanda. Nell’isola la settimana lavorativa di quattro giorni si è rivelata un successo travolgente. La prima prova, effettuata tra il 2014 e il 2019 a Reykjavík, ha coinvolto operatori di assistenza all’infanzia e servizi, nonché personale nelle case di cura. La seconda, svolta tra il 2017 e il 2021, ha visto interessati i dipendenti pubblici di più agenzie governative nazionali. Da uno studio condotto nel Paese, è emerso che il benessere dei lavoratori è migliorato notevolmente in base a una serie di indicatori, senza che ci sia stata una perdita di produttività o qualità dei servizio forniti.

Spagna. Lo scorso anno il Governo spagnolo ha scelto di lanciare un progetto pilota passando da 39 ore a 32, mantenendo invariati gli stipendi. L’obiettivo principale è il miglioramento della salute mentale dei lavoratori e la riduzione del rischio di burnout.

Regno Unito. Quest’anno saranno una trentina le aziende che nel paese britannico prenderanno parte ad un progetto coordinato dall’organizzazione no profit ‘4 Day Week Global’. Lo scopo è quello di offrire ai dipendenti un giorno libero in più, senza incidere negativamente sulla produttività.

Emirati Arabi. Sono il primo paese al mondo a introdurre la settimana lavorativa a 4 giorni e mezzo. Qui i giorni dedicati al lavoro scendono a quattro e mezzo, dal lunedì al venerdì mattina.

Giappone. Anche la terza economia al mondo sta incoraggiando la riduzione dei giorni lavorativi. Già nel 2019 l’azienda Microsoft aveva deciso di concedere un altro giorno libero in più a settimana ai propri dipendenti. E l’esperimento ha portato a un incremento della produttività pari al 40%.

Italia. Nel nostro Paese invece lavorare quattro giorni invece di cinque resta al momento un’utopia.

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