
Il 12 giugno si celebra la Giornata mondiale contro il lavoro minorile. E i numeri, pur in calo, restano drammatici: secondo l’Ilo e l’Unicef, nel 2025 sono ancora 138 milioni i minori coinvolti in lavori dannosi o non consentiti. Erano 160 milioni solo quattro anni fa. Ma il progresso resta troppo lento.
Lavoro minorile: cos’è e dove si nasconde
Secondo l’analista Nina Mast, si tratta di qualsiasi attività che interferisce con salute, istruzione o benessere del minore. In Africa subsahariana si concentra due terzi dei casi, ma il fenomeno non risparmia i Paesi ricchi. Nell’Unione Europea e negli Stati Uniti, il lavoro minorile è spesso invisibile, nascosto tra agricoltura, lavoro informale e comunità marginalizzate.
Gli Stati Uniti: allarme dopo il Covid
Negli Usa, il numero di violazioni alle leggi sul lavoro minorile è aumentato del 31% dal 2019 al 2024, secondo il Dipartimento del Lavoro. I casi più frequenti riguardano minorenni che lavorano troppo a lungo, troppo tardi o con macchinari proibiti. L’agricoltura resta il settore più a rischio, dove persino bambini di 10 anni possono essere impiegati in condizioni pericolose.
Anche in Europa la situazione preoccupa
Nell’Ue, il lavoro minorile è spesso sottotraccia, ma esiste: lo si trova nei campi, nei mercati informali, o tra i più vulnerabili. Marco Dubbelt (Global March) segnala casi documentati in Italia, Albania e Romania, dove i minori sono esposti a pesticidi, caldo estremo e condizioni nocive.
Norme Ue in bilico
L’Ue ha adottato diverse direttive per tutelare i minori, vietando il lavoro sotto i 15 anni e imponendo tutele sanitarie. Ma ora si teme un passo indietro: il pacchetto "Omnibus" della Commissione punta a semplificare la burocrazia per le imprese, anche nei controlli sulle catene di fornitura. Una misura che rischia di indebolire la Corporate Sustainability Due Diligence Directive, entrata in vigore nel luglio 2024.
Il problema delle catene globali
Secondo Unicef ed esperti europei, il cuore del problema è nelle forniture extra-Ue. Troppi minori sono impiegati in segmenti di produzione “invisibili” e difficili da tracciare. “Molto lavoro è fuori dai radar, pagato in nero. Senza più controlli, il rischio è di chiudere gli occhi proprio dove il lavoro minorile è più grave”, avverte Dubbelt.